intervista a Roberto Rolfo

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Pochi giorni fa abbiamo appreso la notizia che Roberto Rolfo ha deciso di interrompere la sua collaborazione con il team Technomag-CIP. Pensiamo che il motomondiale abbia perso un ulteriore tassello, riteniamo infatti che Roberto Rolfo rappresenta un motociclismo ormai in via di estinzione.

Il suo essere simile agli eroi a due ruote del passato, i suoi modi garbati e cortesi non possono che suscitare ammirazione e rispetto verso un pilota che ha raggiunto risultati importanti, un ragazzo, come dire "pane e salame" valori chiari, puliti e sani e con una vera passione per la moto.  Abbiamo avuto il piacere di porgli alcune domande per conoscerlo meglio ed avere alcune sue impressioni ed opinioni.

 Tu susciti stima tra gli appassionati perché non sei un "fighetto" che si atteggia a star ma sei un vero appassionato di due ruote. Il casco in onore di Dunlop ti rende onore, puoi dirci come è nata la passione per le due ruote ? E’ la passione di famiglia, mio padre correva ed ha vinto il campionato italiano di velocità in salità nel 1980, l’anno in cui sono nato io, e subito fin da piccolo mi sono appassionato di moto.

Come hai iniziato con le moto, davvero a 13 anni giravi a Monza con una honda rc30? Ho iniziato con una moto monomarcia regalata a mio padre per la vittoria dell’italiano che aveva i colori blu di Christian Sarron a 4 anni con le rotelle, poi una Yamaha 80 5 marcie a 8 anni, una 125 a 10 anni e poi  a 13 anni giravo a Monza con la Honda di mio papà.

E i colori di Dunlop che porti con te sul casco e il numero 44? Il 44 è  un doppio quattro e tutto è nato dalle mie prime moto, entrambe avevano il 4. Lo stesso numero che ho ritrovato con la mia prima  125 e  da allora quando potevo chiedevo il numero 4 e quando non era possibile mettevo il doppio 4. Così è nato il 44 che ho sempre tenuto tranne quando ho fatto terzo nel mondiale ed ho messo il 3 in onore di Dunlop. L'altra occasione in cui non ho messo il 44 è quando sono diventato vicecampione del mondo ed ho avuto il 2, tuttavia io avrei optato per il 44  ma ho ceduto alle richieste della squadra. Sul mio omaggio a Dunlop perchè sono un grande appassionato di corse su strada.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate in questa stagione, quanto ha inciso il tuo infortunio occorso nella preparazione invernale? E’ stata una stagione travagliata. Dal punto di vista fisico, dopo l’ultimo intervento di Luglio, nella gara di Indianapolis ho avuto qualche difficoltà, ma poi  a Brno il ginocchio ha risposto bene. Il fatto è che non è non ho mai  trovato il feeling con la moto. Al mio ritorno in moto 2 l’ho trovata cambiata rispetto a quella con cui avevo vinto una gara ed avevo ottenuto podi. Mi aspettavo di ritrovarla competitiva e vincente, ma dopo solo un anno di mia assenza  mi è sembrato di salire su un’altra moto, molto diversa da come me la ricordavo. Ll’ho trovata irrigidita e molto, molto piccola. Nel corso della stagione abbiamo cercato diverse soluzioni. Abbiamo provato a cambiare telaio e tornare sulla moto del 2011 che era un po’ più grande ma che  comunque è 1 centimetro e mezzo più corta di quella che usavo io. Abbiamo anche provato a fare  un mix con il telaio 2011 e il forcellone 2012 provandolo a Barcellona e andando avanti con quelle modifiche fino al Sachsenring e non andava male, molto meglio della moto 2012, però a metà gara mi trovavo con le gomme finite. Ad esempio in Inghilterra stavo battagliando bene ma poi è finita la gomma ed ho concluso sedicesimo. Ho richiesto di cambiare moto come ha fatto De Angelis ed altri piloti ma non mi è stato concesso e ho dovuto proseguire la stagione con una moto con cui non ho mai trovato feeling, e venendo a mancare risultati ma sopratutto divertimento, che è la componente essenziale per far bene, ho deciso di interrompere la collaborazione.

Hai vissuto la 250 come protagonista che valutazione dai a questa MOTO2 e più in generale sulla gestione Dorna che non poche critiche sta ricevendo ?  In questi anni ho assistito ad un cambiamento nell’ambiente che andato sempre più chiudendosi su se stesso. Una evoluzione iniziata dopo il  2003 che ha portato fino agli anni “brutti” del paddock motogp. Un conto è la professionalità, dall’altra il voler snaturare l’ambiente: con la volontà di farlo assomigliare alla formula 1 si è arrivati ad una realtà che per me non ha senso, sotto alcuni aspetti è stata rovinato l'ambiente. La maggior parte delle critiche sono in questo senso, perché per la gente appassionata, e il motociclismo vive di passione, c’è bisogno di contatto. Basta dire che meccanici della moto2 non posso avere contatti con quelli dalla motogp. A livello di categoria, io da appassionato posso dire che la 2 tempi è una moto bellissima e mi manca tantissimo, mi è sempre piaciuta, è la vera moto da corsa. Le 250 era la categoria più equilibrata e poteva anche avere anche costi più ridotti se chi organizza o chi vende le moto lo avesse voluto veramente. Perchè non c’è niente che costi meno di un due tempi. E’ semplicissimo da mettere in pista e se c’è un meccanico valido puoi fare la differenza. Invece c’è stato un cambiamento verso il 4 tempi dettato da motivi di vendite, mascherato col discorso inquinamento e di costi. Se guardiamo ad ora, un campionato  moto 2 viene a costare al pari se non di più di una 250. Volevano ridurre i costi invece i costi sono simili. Penso comunque che la categoria è battagliata, ma rispetto alle due tempi il pilota viene messo in minor rilievo, semplicemente perchè la 2 tempi era più difficile da guidare. La bellezza della categoria era che permetteva di mettere in rilievo il meccanico. Mettere a posto il 2 tempi era più difficile e serviva competenza, ora non puoi far più niente, il motore te lo da la Dorna.

Guardiamo quello che hai conquistato in pista, ad esempio l'anno 2010 vissuto da protagonista e vincitore di una gara e a cui però non è seguita una moto di livello che sembrava conquistata sul campo, ritieni anche tu che ormai non è più il talento a dare una moto competitiva ma è la dote di sponsor che un pilota  è in grado di portare ? Questo succede ormai da alcuni anni. Purtroppo è  quello che non riesco a capire in questo sport, che a me ha dato tanto: mentre  l’amico che gioca nella squadra di provincia guadagna 200 euro al mese, nelle moto i piloti che guadagnano sono ben pochi. Negli ultimi anni, da 8 anni a questa parte, la cosa è degenerata, senza sponsor non corri, altrimenti nel mio caso nel 2011 non avrei dovuto stare a casa. Quella stagione sarei rimasto volentieri in moto2 ma alla fine ho fattto la superbike con Pedercini perché era l’unico che non mi chiedeva soldi in quel momento.

Come giudichi, non tanto la scelta che è umana e personale, ma  le parole usate da Stoner per annunciare il suo ritiro ?  Un lato di Stoner che apprezzo è di dire quello che pensa. Lo reputo un talento assoluto e si è saputo equilibrare molto negli anni in pista, ha saputo trovare il suo limite visto che andava fortissimo. Fuori dalla pista forse ha trovato meno equilibri, perché  il suo carattere è così, lui  non è diplomatico e non usa mezzi termini. Ritengo giusta e rispettosa la sua scelta perché ha dato tempo a tutti di elaborare la sua partenza, dalla honda fino a tutti i tifosi: è stato corretto dirlo ad inizio campionato e non ha preso in giuro nessuno. Sulle parole usate posso dire che non ha sputato nel piatto in cui ha mangiato, non gli va più e basta.

L'italia è il paese dei campanili ma ormai siamo arrivati a livelli quasi imbarazzanti sulla dualità MotoGp/Superbike. Cosa vorresti dire a tutti gli appassionati tu che hai gareggiato in entrambe le categorie? Tutti e due sono campionati difficili, con campioni in entrambe le categorie. Io sono passato in Superbike nel 2006 per il solito discorso degli sponsor, e il campionato mi è piaciuto e ci sono rimasto gli anni successivi fino al 2009, poi sono tornato nel 2011. Sono due filosofie diverse,  per un appassionato la moto gp può essere noiosa, da dentro posso dire che sono moto estremamente impegnative, basta pensare che se non scaldi bene le gomme ti si mettono in testa, sono moto difficili, nonostante l’esasperazione della tecnologia e della prototipizzazione. Dall’altra parte il campionato Superbike è  battagliato, ma comunque sono moto derivate dalla serie, ed avendole guidate posso dire che è più bello guidare un prototipo. Però c'è una cosa che comunque non quadra, è il discorsi costi: se pensi a quanto costa un campionato Motogp e uno Superbike e poi in pista c’è un secondo e mezzo ti fa perlomeno riflettere, dovrebbe costare almeno la metà.

Avendo gareggiato in entrambi i campionati che differenze hai trovato in termini organizzativi e di clima? La motogp a livello professionale è al 100% per la capacità di organizzare gli eventi ma anche per le professionalità in campo, lì c’è il top. La motogp vuole esser una copia della formula uno, dall’altra parte, nella Superbike  le cose funzionano meglio ed esiste il contatto col pubblico che apprezzo incredibilmente. In MotoGp o hai il pass per il paddock o niente. La libertà che la superbike dà all’ appassionato è fantastica.

Quanto è cambiato il motociclismo da quando hai iniziato a correre ? Quali aspetti sono migliorati e quali peggiorati? Sicuramente la sicurezza, l’introduzione delle corsie di soccorso ad esempio, il fatto che le corse non vengano fermate per soccorrere un pilota, le condizioni di sicurezza in pista sono migliorate. Si sono fatti anche grandi passi avanti nella preparazioni dei motori, in moto 2 i motori non si rompono mai. Da quanto ho iniziato a correre posso dire che è venuta a mancare, non solo nelle corse ma in senso generale, un po di semplicità.

Nel nostro sito si parla di emozioni che emozioni vorresti vivere o rivivere ? Sicuramente mi piacerebbe tornare competitivo ed avere un mezzo per tornare a battagliare, provare le stesse sensazioni che provavo solo fino a 2 anni fa: andar forte, correre e divertirmi.

Nella tua vita tra i paddock hai conosciute tante persone, chi ti ha trasmesso maggiori emozioni e perchè ?  Sicuramente il personale con cui ho lavorato. Se dovessi scegliere una persona direi il mio capo tecnico della stagione 2001, con cui da privato ho fatto quarto nel mondiale. (miglior risultato di sempre per un privato NDR). Un amico che incontro ancora oggi, Tommaso Raponi, che mi ha dato una mano anche in Sbk, oltre che essere una persona competente, è un professionista che ha voglia di fare e dal punto di vista tecnico, in termini di messa a punto e ciclistica, è riuscito a meglio comprendere le mie esigenze. In alcune gare del 2001 è riuscito, grazie alle sue carburazioni del setting, a farmi fare la differenza.

Sul tuo sito dici che la tua bevanda preferita è il vino rosso, non sei caduto alla lusinghe di energy drink, rimani fedele alle tradizioni ? Se mi devi con un cappellino di un energy drink è perché mi hanno sponsorizzato. Da buon Piemontese il vino rosso è vino rosso.

GRAZIE AD UN VERO MOTOCICLISTA E SPERIAMO DI RIVEDERTI PRESTO IN PISTA.