Kenneth Leroy Roberts

Quella di Kenneth Leroy “Kenny” Roberts poteva essere la vita anonima di un ragazzo nato tra mucche e cavalli in una fattoria di Modesto nell’ormai lontano 31 Dicembre 1951. Ma nel suo destino non c’era una vita da cow-boy; avrebbe vissuto sì stando in sella, ma non una sella per cavalli.

 Egli avrebbe placato la sua sete di passione e avrebbe fatto fortuna dall’altra parte della luna, dove sarebbe stato ricordato per sempre come il “Marziano”  arrivato dal pianeta USA ad imporre la sua legge nel Motomondiale. Kenny ebbe il suo primo incontro con le due ruote all’età di dodici anni quando gli venne chiesto di accendere la mini moto del figlio del suo datore di lavoro. Kenny riuscì ad accenderla, ma si ribalto immediatamente provocandosi una grave ferita ad un ginocchio che lo fece svenire dal dolore; ma ormai era fatta, Cupido aveva scoccato la freccia, per il piccolo cow-boy la moto era destinata ad essere il suo amore eterno.

Si costruisce la prima moto utilizzando un motore di un tosaerba sul telaio di una bicicletta partecipando ad uno sport nazional popolare, il Flat Track, e successivamente con una vera moto, al Dirt Track, gare che si corrono su anelli di terra battuta guidando in derapata, gare spettacolari fatte di adrenalina e brivido. Roberts dimostra un talento naturale per le corse su sterrato vincendo all’età di tredici anni le sue prime gare locali. I risultati ottenuti attirano l’attenzione di un rivenditore Suzuki che si offre di sponsorizzare Roberts il quale non delude le aspettative del suo mecenate vincendo il “National Novice Championship” del campionato AMA nel 1970.  La carriera di Kenny ormai era in piena ascesa, occorreva ora trovare una casa che gli potesse dare un mezzo ufficiale per gareggiare; si rivolse alla Triumph la quale declinò la sponsorizzazione attestando che Roberts era un pilota troppo giovane.

Riuscì ad ottenere un contratto con Yamaha con la quale vinse nel 1971 “AMA Junior Championship”; da qui in poi il matrimonio tra Kenny e Yamaha sarà indissolubile.

Nel 1973 viene iscritto al Campionato AMA Grand National Championship, una serie che comprendeva eventi di quattro discipline distinte sterrate più corse su strada e ne diventa il RE, vincendo tutto quello che c'era da vincere e imponendo un nuovo stile. Come già detto Roberts aveva un talento naturale per la guida sulle superfici sterrate mentre, sui circuiti asfaltati non si sentiva sicuro sentendo la moto sotto di lui instabile. Kenny, caparbio ed intelligente, dopo aver osservato Jarno Saarinen con il suo stile di guida in  spostava il peso del corpo all’interno della curva, capì che estremizzando quel gesto e facendo toccare il ginocchio sulla superficie dell’asfalto avrebbe potuto ottenere maggiore feeling sulla moto.

“…presi una brutta sbandata rischiando di cadere: riuscii a controllare la moto e a rimanere in sella toccando l’asfalto con il ginocchio! Era la prima volta che mi accadeva. Pensai e capii immediatamente che sarebbe stato possibile accentuare l’inclinazione della motocicletta in curva spostando in modo più importante il peso del corpo e utilizzando il ginocchio della gamba interna alla curva come riferimento, facendogli sfiorare il terreno...”

 Ai tempi non esistevano ancora le "saponette", gli sliders, così Kenny prese l'abitudine di usare pezzi di visiera di casco tenuti insieme con del nastro adesivo alla tuta. Ecco come Kenny spiegò la sua teoria.Teoria trasformatasi in pratica ed ancora oggi il  toccare con le saponette è per chi va in pista estasi pura!

Il  ’74 rappresenta il battesimo  nel motomondiale, nel Gran Premio di Olanda come Wild Card e in tale occasione la Yamaha gli mise a disposizione una moto con colori che ancora oggi ci fanno emozionare, una livrea gialla e nera, quella della filiale americana, colori che avrebbe portato con se per la maggior parte della sua carriera e che ai primi tempi lo portano ad essere ribatezzato  “il canarino”. Ci vollero poche imprese per trasformare il canarino nel marziano, in colui che probabilmente rappresenta più di altri il passaggio di un epoca, quello del motociclismo romantico a quello moderno.  Ma torniamo ad Assen, il giovane ragazzo vestito di giallo e venuto dai ranch presente alla partenza nello stesso team di Carruthers strappò subito la pole e stava per cogliere un incredibile successo quando preso dalla foga cadde, tuttavia si rimise in moto e con la moto malconcia riuscì a tagliare il traguardo terzo dietro Villa e Katayama. Di questa prima esperienza mondiale racconta “Mi piacque il calore e la passione de pubblico, apprezzai le difficoltà della pista così ricca di curve, anche il livello di competitività dei top driver. Mi stupì e irritò l’atteggiamento degli organizzatori. Capii che i piloti erano trattati alla stregua dei servi, pagati con una diaria assolutamente ridicola. Per me, abituato a essere trattato da professionista e a guadagnare bene, al pari dei miei colleghi americani, fu una sorta di shock!”. Fu per questo motivo che per gli anni successivi preferì la professionalità tipica degli States. Fu per la mancanza di un futuro nelle gare di dirt dovuto al disimpegno da parte di Yamaha nella specialità che decise invece di puntare sul motomondiale che lo ritroviamo in griglia di partenza per la stagione ’78.

Si  schiererà addirittura in tre classi, 250,  500 e nella 750!  La rivoluzione di Kenny non fu solo di stile, di approccio e di modo di guida, fu anche una rivoluzione in termini organizzativi.  Tacito, riservato ed estremamente professionale, si presentò con un team mai visto prima in termini di mezzi a disposizione, forse il primo motorhome fu proprio il suo e con una organizzazione del tempo studiata a tavolino e scandita in modo metodico. Un approccio che oggi è la prassi ma che allora era totalmente fuori dagli schemi. Innovatore a più livelli, il festeggiare le vittorie con le famose “penne” è stato introdotto da lui.

A metà ’78 sebbene fosse il lizza per il titolo delle 250 e con due vittore all’attivo, si concentrò esclusivamente sulla classe regina e nella 750. Nella 500 grazie anche anche agli aiuti derivanti dalle esclusive performance delle nuove gomme goodyear, che lo accampagnarono anche come logo sotto il suo nome sul retro della tuta, con 4 vittorie fece suo il titolo mondiale strappando l'alloro al già due volte campione del mondo Barry Sheene. Nelle 750 perse il titolo per due punti a svantaggio di Ceccotto.

Nel ’79 si conferma campione davanti al nostro Virginio Ferrari.

Durante tale stagione ci fu un ulteriore episodio che dimostrò quanto Kenny era avanti e guardava oltre, l’idea di un campionato alternativo, che avrebbe chiamato in causa anche circuiti non solo europei, Case, sponsor e supporti mediatici, una idea che battezzò World Series.  Di questo progetto per vari motivi non se fece nulla ma, 10 anni dopo molte sue idee vennero recepite e venne affidata a una società terza l’organizzazione del motomondiale.

Suo è il titolo anche nell’80 con 3 vittorie.  Nel’81 è terzo in classifica con due vittorie dietro a Luchinelli e Mamola. Nel’82  è quarto nonostante l’inizio di stagione esaltante a fine campionato prevarranno sentimenti negativi che ne condizioneranno la stagione, dovuti principalmente alla mancanza dei figli (a seguito della separazione con la moglie avvenuta pochi anni prima) che lo portarono a manifestare la volontà di abbandonare il Circus, tuttavia una Yamaha ufficiale gestita da Agostini lo convinse ad accettare la nuova sfida per la stagione ’83. Fu una di quelle stagioni indelebili per tutti gli appassionati di motociclismo, una di quelle che regalarono maggiori emozioni. Un altro extraterrestre a dargli battaglia, una quattro contro una tre cilindri. Potenza pura contro classe ed eleganza. Sei vittorie a testa, fu il bottino per entrambi e non bastò ’ultima gara magistrale da parte di King Kenny che fu primo dall’inizio alla fine per consacrarlo nuovamente campione del mondo, perché il secondo posto conquistato permise a   Fast Freddie di conquistare l’alloro.

Si chiuse quell'anno la carriera di Kenny che ha regalato emozioni indimenticabili, oltre ai 3 titoli, 22 vittorie mondiali in 500, 2 nelle 250 e 7 nella 750 spalmante in sole 8 stagioni.

A dispetto di quello che si può pensare ai ranch della giovinezza preferì il Circurs e torno al Mondiale già l'anno successivo nella veste di Team Manager, una prima esperienza in 250 e poi nelle 500. In tale veste con il KR Team ottenne 4 successi mondiali: 1 nel ’90 con Kocinsky e 3 con il grandissimo Waine Rainey.

Un episodio è significativo per descrivere il Kenny team manager quando davanti alle lamentele di inguidibilità della moto si rimise la tuta, scese in pista e fece staccare tempi di oltre un secondo migliori dei suoi piloti di allora.

Nel ’96 si interrompe il rapporto storico con la Yamaha andando alla ricerca di nuove sfide, ora come quella di costruttore ma senza i successi precedenti, le Modenas KR 3 cilindri non raccolgono fortuna. Nel  2001 dopo essere diventuto azionista Proton presenta una quattro tempi in regola con le nuove regole motogp ed ottiene il quarto posto come costruttori. Oggi per quel che ne possiamo sapere Kenny pesca, gioca a golf ed ama dipingere ad olio.

 “Kenny”, “Il Marziano”, “The King Kenny”, chiamatelo e ricordate come volete quel piccolo cow-boy biondo dagli occhi di ghiaccio che il  talento naturale, l'intelligenza e la tenacia hanno fatto di lui un uomo capace di emozionarci e farci sognare, pronto ad affrontare sempre nuove sfide e non accettare gli status quo cercando di innovare ed affermare il proprio modo di intendere e vedere le cose.

 

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