Si è da poco chiusa la Dakar, tuttavia non è solo il Rally nato in terra d’Africa ed ora sdoganato il Sudamerica a regalare emozioni agli amanti di questo tipo di manifestazioni. Esiste un campionato mondiale di Rally che ogni anno fa tappa in uno delle mete naturali più belli del nostro paese che è la Sardegna a cui partecipano anche i grandissimi campioni della Dakar. Esiste inoltre una società che organizza per amatori e praticanti delle manifestazioni per vivere questo tipo di emozioni. Abbiamo intervistato Antonello Chiara, organizzatore del Sardegna Rally Race e socio fondatore di Bike Village.
Buongiorno Antonello, puoi dirci innanzitutto quali sono i tuoi inizi nel mondo delle moto e come ti sei trovato a fare l'organizzatore di Rally ? Io negli anni 70 e 80 correvo nel cross e nel 1983 dopo il ritorno dalla Dakar, di Renato Zocchi, siamo partiti per organizzare il primo rally di Sardegna . Allora era un territorio vergine e mi sono occupato di tracciare il percorso per la prima edizione dell’84 che annoverava 27 partenti. Sono rimasto fino all’86 poi per divergenze mi sono allontanato per tornare nel ‘90 sempre come addetto ai percorsi, l’organizzazione allora era ancora dei F.lli Zocchi. Dopo una parentesi di stop del rally sono entrato come organizzatore nel '96 ed insieme a Chiccho Casti abbiamo rilanciato il Rally di Sardegna ed a portare il rally a 120 iscritti. Nonostante ciò dopo due edizioni ho lasciato l’organizzazione e l’anno successivo l’organizzazione è stata data ad altri fino al 2007 quando mi chiamarono per organizzare il Rally che ormai era nel calendario del campionato del mondo e riuscii a portare più iscritti rispetto al Faraoni, Dubai e Qatar che erano tutte titolate.
Perchè nei rally solo la Dakar ha una simile visibilità? quali sono i limiti degli altri Rally? Vuoi la crisi e il costo elevato per i privati, ma soprattutto l'approccio delle case ufficiali in cui lasciano libertà di scelta ai piloti: loro mettono i mezzi e l’iscrizione è compito del pilota. E’ un discorso deficitario, perchè un’azienda deve sponsorizzare un pilota di rally solo per la dakar? Basta che alla prima tappa succeda un imprevisto e salta l’investimento di tutto un anno. E’ una situazione anomala quella dei rally.
Quali pensi siano le origini e causa di queste criticità ? Finché i piloti non cambiano il loro approccio una evoluzione in questo senso è difficile che ci sia. Il fatto è che se tu vai in qualunque gara di rally e vai da un pilota gli senti sempre dire “E’ un allenamento per la Dakar”. Non ti senti rispondere "sto facendo una gara del campionato del mondo", ma un allenamento alla dakar svilendo di fatto il campionato del mondo. E gli organizzatori - tutti - dicono “noi siamo solo secondi alla dakar”. Il fatto che tutti si dimenticano che la dakar è la dakar e che non fa parte del campionato del mondo. Dal momento che affronti una gara di campionato del mondo questo approccio non ha senso. La tua gara è molto più importante perché fa parte del campionato del mondo, la dakar è una gara a se. In teoria se tralasciamo i numeri e la mediaticità, quella gara che definiscono un allenamento alla Dakar è importante quanto la Dakar stessa . Poi si lamentano perché non crescono. Le potenziali possono essere molte ma è impostato male e non c’è una persona o una società che coordini. Oggi ognuno fa da se, ci dovrebbe essere una società di immagine che curi il campionato.
Come vedi l’evolversi della situazione? L’evolversi non lo vedo male. Ma finchè la federazione non darà delle direttive la strada è difficile. La federazione dovrebbe intervenire nei rapporti con le istituzioni, perché quando lei si muove a livello istituzionale ha un peso. Non andrebbero lasciati alla merce dell’organizzatore determinati aspetti soprattutto di natura politica.
A tuo avviso il settore Rally quanto importa alla Federazione? Il rally è per la federazione un reparto marginale rispetto al fuori strada in generale. C’è un tutto contro tutti, quando non c’è unità di intenti, il tuo rally è più bello del vicino, si rubano i piloti e si fanno concorrenza a vicenda. Una volta c’erano i grandi sponsor oggi non ci sono neanche quelli. Il supporto è nullo, vuoto. La federazione ti da solo la possibilità di organizzare, e si affidano alla grande passione degli organizzatori e questo non è sufficiente, è una struttura piramidale con una serie di persone che devono tutelare i loro interessi e difficilmente pensano a un ricambio, ma questo è la situazione del sistema italia per cui tante cose non vanno. Se penso che io ho mandato una lettera pre-episodio dei proiettili che quasi annunciavo quello che stava manifestandosi, non ho avuto nessuna risposta. Il presidente del CORE Sardegna avrebbe dovuto appianare le divergenze invece piuttosto che perdere i voti della base ha preferito il silenzio.(NDR. ha ricevuto una busta contente dei proiettili prima dell’edizione di un rally 2011 con minacce personali a cui poi sono seguite le indagini da parte degli organi competenti).
L'episodio dei proiettili ma anche denunce su presunti danni paesaggisti o di mancati permessi, è così difficile alimentare e dare passione? I problemi per noi arrivano dagli appassionati, non tanto dai pastori, la storia dei proiettili è da imputare a personaggi noti nell’ambiente motociclistico locale. Finchè il Sardegna Rally Race è la gara top del campionato del mondo la federazione non vuole cambiare una organizzazione che comunque ha dato risultati. Tuttavia mi piacerebbe vedere i risultati che si potrebbero raggiungere se la prova di campionato del mondo fosse affidata ad altri, così capirebbero il “bagno di sangue” che realizzerebbero a livello economico finanziario. Mi sono reso conto negli anni che se hai successo ti fai dei nemici e questo è allucinante. Se consideriamo poi che non è che sottraggo risorse economiche alla regione, anzi l'indotto che le mie manifestazioni portano alla regione da molti sono considerate un valore aggiunto. Si sono verificati episodi a dir poco sopra le righe.
Molti si attaccano ancora sull’aspetto ecologico dell’enduro. Negli anni ’80 quando andavamo ad organizzare il Liguria ci accordavamo con la forestale ed erano contenti perché tenevamo puliti i sentieri, oggi il messaggio che passa è che siamo dei vandali che devastano il territorio. Con tutte le problematiche che ci sono l’attaccamento al fuoristrada e l’impatto ambientale dell’enduro lo considero a dir poco fuori luogo, un problema creato a danni di pochi, un problema ridicolo. In sardegna possono passare 1000 moto e non succede niente, perché il terreno è di origine granitica . I danni li fa la pioggia non la moto.
Un domanda nasce spontanea: il gioco vale la candela?In effetti verrebbe da chiedere chi me lo fa fare... oggi non smetto solo per non dare soddisfazione a questa gente che mi attacca. Gente che ignora che solo per organizzare il mondiale, senza considerare le competenze tecniche, ma solo da un punto di vista economico ci vogliono importanti investimenti a fondo perduto, senza che si rientri . Vorrei che ci si rendesse conto di cosa significa organizzare un Rally.
Oltre organizzatore del Rally di Sardegna organizzi due eventi che sono al top a livello di fuoristrada per gli appassionati, mi riferisco al Sardegna Legend Rally e alla Cavalcata del Sole, entrambi organizzati dalla società Bike Village. Puoi raccontarci qualcosa in più? Bike village è nata nel 2000 con l’intento di costruire una struttura ricettiva fissa con delle piste in territorio sardo vicino alla città di Olbia. Anche lì il comune di San Teodoro prima ha approvato il progetto poi si è arenato per questioni politiche. I giochi politici dovrebbero essere finalizzati al bene comune non per beni personali o di casta ma molti politici il più delle volte non fanno il bene della comunità . Dopo aver organizzato degli eventi di freestyle a S.Teodoro con presenti i migliori professionisti italiani, nel 2005-06 ho pensato di fare LA CAVALCATA DEL SOLE manifestazione di due giorni in Sardegna e siamo partiti con questa iniziativa. L’anno successivo i partecipanti erano 300 e negli anni seguenti ho voluto creare una manifestazione aperta agli amatori. Oggi sono contento di affermare che è diventato un appuntamento fisso per tutti gli amanti dell’enduro. Poi è stata la volta del SARDEGNA LEGEND RALLY , manifestazione rallistica di tre giorni senza cronometro solo per gli amatori: è stato subito un successo .
Senza considerare che ad alcuni di questi eventi sei riuscito a coinvolgere alcuni big del mondo dei rally e non solo. Più vai in alto più trovi umiltà e intelligenza. Può essere magari poco istruito ma mai non intelligente. Nello sport non puoi barare lì ti misuri con te stesso, l’enduro è una scuola di vita. La passione è la molla di tutto, il carburante, e personalmente posso dire che senza passione tante cose non le avrei mai realizzate e raggiunte.
Pensi che oggi l’enduro può ancora essere una scuola di vita? Il fuoristrada ti tiene allenato, i riflessi pronti, essere sempre concentrati, e paradossalmente più vai forte e meno rischi perché sei determinato e veloce, con una marcia alta una curva la fai in velocità, consumi meno gomme e ti stanchi meno. Questo oggi si è perso, oggi i ragazzi hanno tutto subito, quando eravamo giovani noi avevamo altri stimoli, il nostro divertimento per loro è sacrificio. Oggi sono cambiati i parametri. Se penso che all’inizio della carriera Cairoli quando faceva il campionato cadetti ogni fine settimana si faceva Sicilia-Nord italia.
Il nostro sito parla di emozioni, quale ti piacerebbe vivere? L’emozione che posso avere è quella di utilizzare una moto per Oslo-Caponord in moto. Vedere i fiordi norvegesi sono una bellezza emozionante.