Milano-Taranto

milano-taranto

Abbiamo ancora impressi negli occhi gli scenari e le battaglie del TT, là nella terra abitata da folletti dispettosi e da gatti senza coda migliaia di appassionati delle due ruote in quei sessanta chilometri di strada provano quei brividi che il circuito non sa trasmettergli. 

Non vogliamo parlare però della corsa magica, ma di un'altra grande corsa su strada: la corsa in una unica tappa su strada più lunga mai realizzata e che ha i natali nella  nostra terra, 1.300 chilometri che attraversavano tutto lo stivale da farsi tutto d'un fiato. Un gara con partenza da Milano, attraversava il Passo della Futa da Bologna a Firenze, e dopo 1.300  chilometri di fatica terminava a  Taranto.

La Milano-Taranto batteva come difficoltà  il Tourist Trophy  e tutti gli altri circuiti, a detta di alcuni  piloti che su quegli asfalti hanno rischiato la vita. Un primato dovuto anche alla sua struttura, che va a toccare il concetto primordiale della parola gara: non un tracciato da compiere su più giri ma un luogo con una partenza e un arrivo che non combaciano, distanti geograficamente, da percorrere nel minor  tempo possibile.  Una gara unica nel suo genere in grado di raccogliere ali di folla ai lati delle strade in cui passava, ed avere una valenza sociale soprattutto in quei primi anni post secondo conflitto mondiale. Una formula che da subito ha riscosso successo con un fascino unico: partenza notturna a mezzanotte a quattro gruppi di concorrenti intervallati da un minuto per oltre 1300 km da percorrere con poche soste (necessarie per i controlli di meccanica, i rifornimenti e per farsi mettere il mitico “timbro” dell’organizzatore a sancire il transito).

Uno sforzo fisico e meccanico che solo pochi riuscivano a sostenere, soprattutto nelle prime edizioni rispetto al  numero totale di partenti ben pochi sarebbero arrivato al traguardo, i pericoli che si annidavano dietro ogni curva di strade cittadine e le sollecitazioni meccaniche di oltre 18 ore ininterrotte di guida decimavano i coraggiosi che attraversavano l'Italia a bordo delle moto.

La Milano-Taranto ha origini lontane, nata come Milano-Caserta, conosciuta anche come Freccia del Sud, debutta nel 1919 e tranne una parentesi dal 26 al 31 in cui non ebbe luogo, era un appuntamento fisso per tutti coloro che volevano avventurarsi nell’impresa, con chilometraggi complessivi che variavano dagli 840 ai 900 chilometri fino al 1936. La prima edizione del ’19, per complessivi 840 km venne vinta da Girardi su Garelli 350 alla media di 38,296 km/h compiuti in quasi 22 ore, la partenza avvenne a  Milano Rogoredo e dei 29 partenti  solo 8 che arrivarono al traguardo. Nel 1932 viene cambiata la meta di arrivo, con partenza di notte dall’Idroscalo e traguardo a Napoli si impose  uno dei piloti più forte di sempre Omobono Tenni con Guzzi 500 con la strepitosa media di 107 Km/h infliggendo un distacco di oltre 10 minuti al secondo.  Omobono Tenni con Guzzi 500 si ripetè anche nell’ ultima edizione  con arrivo a Napoli ed anche questa vittoria realizzata con una media di oltre 107 Km/h.

La Milano-Taranto, così definita, nasce nella mezzanotte del 2 maggio 1937 con 116 iscritti, grazie ad una formula che riscuote immediato successo: qualunque moto poteva iscriversi, comprese quelle  modificate artigianalmente o preparate e la sola licenza richiesta era quella di conduttore.  Il vincitore di tale edizione fu Guglielmo Sandri su Guzzi 500 bicilindrica con una media di 104 km/h.

Venne interrotta nel periodo 1941-1949, riprendendo nel 1950 per poi essere soppressa definitivamente nel  1957 quando era al massimo della sua notorierà a seguito della tragedia avvenuta a Guidizzolo nella Mille Miglia in cui morirono oltre l’equipaggio Ferrari De Portago-Nelson anche decine di spettatori, evento che segnò l’abolizione delle corse di gran fondo su strada a due e quattro ruote.

 Nel corso degli anni il tragitto classico e più impegnativo (Milano-Bologna-passo della Futa-Firenze-Siena-Viterbo-Roma-Napoli attraversando gli Appenini arrivava a Foggia poi Bari e Taranto per circa 1290 Km) fu sostituito da uno meno impegnativo  (effettuato negli anni 52 e 55) che evitava la Futa (che si percorreva di notte!) e costeggiava l’adriatico nel tragitto Bologna-Ancona  per poi arrivare a Taranto passando da Roma e Napoli per un totale di circa 1400 km.

La manifestazione  oltre all'agonismo elevato, era un mix di allegria e festa, le moto iscritte andavano dalla classe 75 fino agli scooter e sidecar passando per le 100, 125, 175, 250 e 500. La formula di successo prevedeva le formule Sport e Competizione, ossia macchine derivate dalla serie e libere, come quella del detentore del record sul tracciato Bruno Francisci che in 11 ore e 05 minti alla media di 126,235 nel 1955 detiene il primato della gara.

Il video dell'epoca di quella vittoria

Sul versante moto la parte da mattatore l’ha sempre fatta la Guzzi, prima con la Condor  e poi con il Dondolino, l’unica volta che una cilindrata minore conquistò la vittoria assoluta fu nel 1954 con Remo Venturi su Mondial 175 che colse un incredibile successo. L’ultima edizione fu vinta dalla Gilera saturno di Pietro Carissoni alla media di 107,483 km/h quasi la stessa media che aveva tenuto vent’anni prima  il grande Omobono Tenni.

Ricordare questa gara provoca ricordi lontani e ormai anacronistici, moto preparate per resistere ad oltre 10 ore di guida e quindi si poteva assistere a tutte le precauzioni di allora -  dadi forati e assicurati con fil di ferro, coppiglie per non mollare la presa, cavi doppi in caso di rottura di fili - ma anche  la preparazione dei piloti che dovevano dotarsi di tutto l’occorrente per prevenire le disavventure che potevano accadere in oltre 1000 chilometri, dalle camera d’aria in caso di foratura (allora non esistevano le bombolette), catene, candele (la cui chiave era spesso infilata negli stivali perché l’imbrattamento della candela era un inconveniente probabile) ma anche le accortezze per  resistere tutto quel tempo in moto, dalla gommapiuma sulla sella fino al dorso del serbatoio imbottito.

Un fascino antico, di altri tempi, un ricordo che ogni anno si vuole tener vivo attraverso la rievocazione storica, voluta nel 1987 in cui tanti appassionati si ritrovano ripercorrendo il tragitto fatto da grandi campioni e realizzando il piccolo personale successo di portare la propria moto da Milano a Taranto.

Si dice che ad un vero motociclista non deve mancare l’Elefantreffen, Capo Nord e l’Isola di Man, forse a questo idilliaco elenco andrebbe aggiunta anche questa bellissima manifestazione che nell’arco di quasi una settimana attraversa uno dei paesi più belli al mondo, con la compagnia di veri appassionati  e ripercorre idealmente le radici del nostro sport. Per chi volesse vivere questa esperienza unica può trovare tutte le informazioni su  www.milanotaranto.it

I migliori prodotti per bikers solo da