Franciacorta

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Scritto da The Poz

Percorsi i monotoni chilometri autostradali esci dal casello autostradale, attraversi i pochi chilometri di strade provinciali e vedi il cartello stradale dell'autodromo. Capisci che è tutto vero, si sta concretizzando: il primo giorno in pista.

Tra quella prima indicazione stradale e l’ingresso al circuito in cui poi sarai assalito dalle cose pratiche da fare, iscrizione, vestizione e prendere dimestichezza con il contesto, ripercorri il percorso motociclistico e a come ora sei qui.

Da mototurista che ha sempre visto la pista come luogo inconciliabile della propria dimensione di vivere la moto, un po’  per snobbismo culturale o forse anche per un timore inconscio di incontrare i propri limiti e le proprie difficoltà, ora gli eventi stanno portando a questa giornata di pista, di corso di guida in pista.

Sicuramente l’età anagrafica e l’esperienza acquisita portano ad assaporare tutto questo in una visione diversa da quella che potrebbe essere per un ventenne il battesimo con la pista: sei consapevole del privilegio che hai e cerchi di assaporarti ogni singolo minuto, ogni singola emozione. 

La moto è particolare, una Triumph Truxton assettata da pista: una piccola moto rossa stile old che convoglia a se sguardi e commenti degli altri partecipanti al corso. Le prime emozioni arrivano non appena la cavalchi, si rimane stupidi e impressionati della perfetta alchimia con cui divento un tutt'uno con il mezzo.

Le seconde emozioni sono quelle della pista, non quelle del primo turno in cui sei troppo terrorizzato da quello che ti hanno detto di essere il rischio gomme fredde, ma dal secondo in poi in cui ti concentri solo nel mettere in pratica i consigli e le indicazioni dell’istruttore ecco…la magia scocca. Inizi a comprendere la malattia che contagia quelli che spesso incroci nei giri turistici della domenica vestiti con tuta in pelle, saponette consumate,  targa orizzontale e marmitte taroccate con acidi e grafiti per simulare l’omologazione di fabbrica.

I turni si susseguono ed ecco che si concretizza uno di quei punti di arrivo che prima identificavi con capo nord, l’elefantreffen e tutte le tacchette sul simbolico fucile che ad un mototurista non possono mancare. Ora si aggiunge una tacca che difficilmente pensavi di porre: il ginocchio per terra. I muscoli facciali iniziano a far male e la migliore droga che può irrorare il cervello si estende all’interno del casco, un sorriso euforico e una gioia invade ogni singola cellula del corpo e con un sorriso idiota stampato sotto il casco, curva dopo curva prendi confidenza e la saponetta inizia ad usurarsi.

Ma l’analisi vera va fatta considerando la totalità dell'esperienza chiamando in causa chi ha reso indimenticabile questo giorno.

Tecnicamente è un dibattere sulla performance giornaliera e sulle dritte da seguire per migliorare, ma a ben vedere è molto di più.

Il confronto con la persona che prima ti indica come muoverti, come distribuire il peso e il comportamento da assumere e poi corregge gli errori e ti porta a pensare a quanto è fantastico imparare. Mentre consegna la “pagellina di valutazione” pensi ancora una volta a come è fondamentale per qualsiasi esperienza questa figura.

La figura del maestro, a come una nuova attività, ogni nuova iniziativa, è funzionale a questa figura, alla sua umanità, sensibilità, competenza e capacità di trasmettere. Penso di avere avuto un privilegio a essere capitato nel suo gruppo.  Gran parte dell’entusiasmo ancora in essere è dovuto alla sua capacità di trasmettere e portarti a migliorare.

Sulla strada del ritorno ripensi a come questa giornata e questa nuova esperienza abbiano avuto questo carattere di favola, in cui per un attimo il magico mezzo a due ruote permette a noi uomini di ritornare in quel mondo che la quotidianità e le responsabilità hanno relegato ad un angolo difficile da vivere. Un luogo che ci fa tornare ragazzini e il fanciullo riesce prepotentemente, facendo assumere al mondo nuovi colori e nuovi contorni in cui tutto è più semplice.