Ducati Paso 750

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Ci sono modelli di moto che non hanno avuto successo commerciale né sono stati in grado di far breccia nel cuore degli appassionati, eppure rappresentano qualcosa che va oltre il significato di moto inteso come oggetto meccanico. La Ducati Paso è una di queste perché rappresenta un punto di svolta, rappresentando "l'inizio", perché questo modello è il punto d partenza di qualcosa che avrebbe realizzato tante cose regalando incredibili emozioni.

La Paso fu, di fatto, il simbolo della nuova gestione Ducati, con cui i fratelli Castiglioni dopo aver rilevato attraverso la Cagiva il pacchetto di maggioranza di Finmeccanica nel 1985 vollero lanciare un messaggio chiaro a tutti i dipendenti e agli appassionati di moto: "il futuro dell'azienda sarà nella produzione a due ruote". Erano i tempi in cui la fabbrica viveva una crisi profonda e la gestione statale dell'azienda stava concretizzando l'ipotesi di convertire la produzione verso i motori diesel, industriali e navali abbandonando la strada delle due ruote. Era in questo clima che i Castiglioni decisero di appoggiarsi ad un grande artista delle due ruote, un disegnatore di linee capaci di rimanere nel tempo, Massimo Tamburini. Tamburini trovò ad attenderlo un ambiente fertile in cui potè dar sfogo al proprio genio senza limiti di budget, tempi e vincoli di produzione. Con la Paso Tamburini tasta con mano la nuova realtà industriale. Dopo pochi mesi dalla sua entrata in azienda, darà concretezza ad un idea che ha da tempo, da quando guardava l'avveneristica Elf da competizione (progettata dall'ingegnere francese Andrè de Cortanze), che oltre al forcellone monobraccio anteriore aveva nella carena integrata l'elemento distintivo. Sarà infatti, la carena integrata ad identificare la Paso, realizzata su idea della TGA1, prototipo da Gran Premio su meccanica Suzuki XR500 da GP che lo stesso aveva progettato con il Team Gallina.

Tamburini racconta la nascita della Paso come la risposta ad una specifica richiesta di Castiglioni di voler dare un forte segnale di cambiamento, dimostrare che la Ducati era in grado di rinnovarsi grazie alla nuova proprietà. Ma la richiesta di Clastiglioni non si fermò a questo, voleva qualcosa di nuovo partendo dal bicilindrico a L serie Pantah. Fu in questo clima, che permetteva a Tamburini di dedicarsi alla sola progettazione, senza ulteriori pensieri che nacque la prima Ducati dell'era Castiglioni, la moto del cambiamento, con una carenatura che l'avvolgeva completamente cui fu dato il nome Paso. Fu proprio questa  moto a rappresentare un nuovo inizio per la casa di Borgo Panigale dopo i fasti del passato . Ducati sarebbe diventata mito, la rossa a due ruote, grazie ad  un team di persone che nei successivi anni avrebbe messo su strada e in pista modelli capaci di fare la storia del motociclismo contemporaneo.

La Paso nella cilindrata di 750cc fu presentata al Salone di Milano del 1985, insieme ad una gamma di altri cinque modelli Ducati: la 750 F1, 750 F1 Montjuich e F3 350 e le inedite Indiana 350 e 650. Il segnale della nuova proprietà voleva essere forte e la Paso era il suo punto di forza. Una moto in grado di sfruttare il glorioso bicilindrico a L con distribuzione desmodromica  unito all'inedito telaio doppia culla chiusa in tubi d'acciaio per concludersi con la carena completamente integrale che cela alla vista  tutta la meccanica. C'è poi il nome che ancor più ha valore emozionale e forza che scuote tutti: Paso. Una dedica al grande e indimenticato Renzo Pasolini "Il PASO" coraggioso e temerario pilota romagnolo.  Sebbene Renzo non abbia mai corso con una Ducati è bene sottolineare che il pilota Riminese ha corso per Benelli e Aermacchi HD, ed è proprio dalle ceneri di quest'ultima che nacque la Cagiva di proprietà dei fratelli Castiglioni. 

La Paso tuttavia, non raccoglierà successo tra il pubblico, anche la stampa di allora fu abbastanza critica: "il carico sull'anteriore inibisce la manovrabilità, una moto che meriterebbe un appoggio più stretto e profondo all'avantreno, con impegno eccessivo nel misto e alle basse velocità". A queste si aggiungerà il disappunto di alcuni clienti che dopo le prime consegne si lamentarono soprattutto per il cattivo funzionamento del carburatore. Il doppio corpo Weber adottato infatti nacque per l'impiego automobilistico e per funzionare necessitava di una pompa benzina che a volte andava in tilt. 

Nel triennio 86-88 furono prodotti 4.863 esemplari di 750cc .Troppo poco Ducati per far batter il cuore degli appassionati della casa di Borgo Panigale (perché non abbastanza sportiva) ma troppo Ducati per raccogliere consensi tra gli amanti delle Japan.  Dopo l'88 il motore lasciò posto al bicilindrico 4 valvole della 851 che portarono a ribattezzare la Paso come 906 tuttavia le vendite continuarono a restare limitate. Nel '89 con soli 1.802 esemplari costruiti la Paso 906 lasciò spazio alla versione che ne chiuse il ciclo la 907 i.e.. Diversi furono le modifiche apportate rispetto alla versione precedente, dall'eliminazione del carburatore doppio corpo e le ruote Oscam da 16'' (sostituendoli con cerchi Brembo a tre razze da 17''), tuttavia gli impegni dei Castiglioni e della penna di Tamburini erano ormai orientati verso altri obiettivi e nel '92 con poco più di 2.000 esemplari prodotti la Paso uscì di scena.

Renzo Pasolini disse che essere coraggiosi non significa non avere paura, ma avere paura di qualcosa e farla lo stesso. Ed è forse dietro al coraggio della messa in produzione della Paso  che ha permesso a tutti noi di ammirare, negli anni successivi, le più belle opere d'arte in movimento mai realizzate e vivere indimenticabili emozioni legate al mondo delle competizioni. La paura di giocarsi tutto ma farlo lo stesso. Il nome per Tamburini e forse l'azienda stessa per i Castiglioni. Giocarsi tutto con una moto a suo modo avveniristica e quindi con rischi elevatissimi,  ma lo fecero lo stesso. Ed è proprio da quel coraggio che ritornò a vivere prima il brand Ducati e poi quello MV e forse, proprio per questo, non poteva chiamarsi diversamente la prima Ducati prodotta dall'accoppiata Castiglioni-Tamburini: Paso.

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