Gilberto Parlotti

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Esattamente il 9 Giugno 1972 il Tourist Trophy volle la sua vittima sacrificale di nazionalità italiana. Gilberto Parlotti era in testa alla gara della  125cc con la sua Morbidelli con oltre 30 secondi di vantaggio sul secondo, quando un banco di nebbia in quella giornata piovosa non gli fece vedere una pozza d'acqua sul tracciato. Fu con questo tranello, che il Mountain si prese un campione che quasi certamente avrebbe vinto il titolo quell'anno, regalando il primo mondiale a se e  alla Morbidelli. Parlotti entrò di diritto fra quei piloti che avrebbero meritato un titolo mondiale ma,  che non ebbero mai il privilegio di cingersi la testa con la corona d'alloro.

Classe 1940 Gilberto Parlotti era un pilota tutta energia e simpatia, con i suoi 55 chili e la voce un po' rauca era ben voluto da tutti e in quel maledetto 1972 avrebbe potuto confermare con i risultati tutta la sua classe. Un pilota con carattere Gilberto che si presentò sulle scene con una immagine, quello di un falco pellegrino disegnato sul casco, questo perchè quando Parlotti iniziò la sua avventura di pilota assieme ad altri piloti triestini amici si sentiva come fossero gli ultimi arrivati, come dei falchi pellegrini e decise così di utilizzare proprio il falco pellegrino come immagine che lo avrebbe identificato per sempre. Parlotti però non era l'ultimo arrivato ed in moto ci sapeva andare forte, sapeva sfrecciare sulle piste come un falco ed il suo valore lo aveva già mostrato nel corso degli anni, quello che non ebbe mai con se nel corso della sua carriera fu la fortuna. Ebbe la possibilità di provare e guidare moto ufficiali ma per una serie di coincidenze non potè mai essere il pilota di riferimento del team. Le sue qualità furono lampanti e riconosciute e nel 1969 fu ingaggiato dalla Benelli per correre il G.P. di Jugoslavia per dar man forte a Carruthers nella conquista del titolo, perché serviva il supporto di un valido pilota in grado di tener testa a gente come Andersson ed Herrero ma con la professionalità di resistere alla tentazione della vittoria ed assecondare così gli ordini di scuderia. La gran gara disputata in Yugoslavia però non gli garantì  la moto ufficiale per la stagione successiva, (anche per via della messa al bando da parte della Federazione dei motori con più di due cilindri per la classe 250cc, che impedì di fatto alla Benelli con la sua 4cillindri di partecipare al campionato) così come la larga vittoria conquistata nella gara Internazionale ad Abbazia con la Morini bialbero nel 1965 e le belle gare disputate con essa non gli fruttaro l'ingaggio da parte della Morini. Una serie di sfortune che avrebbero potuto essere cancellate in quell'anno, il 1972 che lo vedeva finalmente come pilota ufficiale e non come sostituto. 

Parlotti nacque a Zero di Branco, provincia di Treviso, il 17 settembre ma subito si trasferì a Trieste dove il padre aveva un'officina di moto. Già a dieci anni debuttò in una gimkana che vinse, ma sarà poi squalificato per non aver l'età necessaria per parteciparvi. Dovette attendere il 1960 per conquistare il titolo Italiano di specialità. Nel frattempo iniziò con le gara in salita e, vista la vicinanza geografica, si specializzò nella conoscenza dei tracciati della vicina Yugoslavia. Il debutto nel campionato di velocità avvenne con una Gilera 175 privatissima e ottenne subito un secondo posto. Sono anni in cui Gilberto da privato coglie bei piazzamenti, compresi alcuni podi nelle prime gare mondiali che disputa con la Morini. Dopo il mancato ingaggio come pilota ufficiale per la stagione 1966 da parte della Morini (la cui certezza di ingaggio lo spinse a vendere la sua moto) dovette disputare l'intera stagione con una Ducati 125, prestatagli dall'amico Rinaudo con cui conquistò anche una vittoria a Nova Gorica.  Il '67 sarà alla guida sempre della Ducati con cui ottenne sempre buoni risultati. Nel '68 dopo le vittorie negli amati circuiti Yugoslavi dove dimostra di essere una spanna sopra gli altri, ad Ospitaletti cade ad oltre 200 all'ora per causa di un grippaggio compromettendo così l'intera stagione.Nel '69 arrivò finalmente il primo titolo Italiano, conquistato a bordo di una Tomos nella neoistituita classe 50 cc.. Bisserà il titolo l'anno successivo dove conquisterà anche un terzo posto nella gara Mondiale del Nurburgring. Tuttavia l'episodio più significativo di quella stagione è successivo all'ingaggio da parte della Morbidelli, moto di cui pochi sospettavano le possibilità future, fu la vittoria nella 125 del GP di Cecoslovacchia, battento i mattatori di quella stagione, Braun su Suzuki e Simmonds su Kawasaki.

La stagione '71 mise in mostra tutto il valore di Gilberto, con la Morbidelli  quando oltre a vincere il campionato Italiano della 125, conquistò 2 secondi posti in Austria e Germania e vinse anche il gran premo delle Nazioni a Monza. Nella classe '50 ottenne un secondo posto in Svezia ed un terzo a Monza.

La stagione '72  della classe 125 entrerà nella storia come quella in cui tutti lo aspettavano  come Campione del Mondo se solo non fosse successa la tragedia...  In quella stagione Gilberto vinse le prime due gare Mondiali al Nurburgring e a Clermont-Ferrand, fu secondo a Salisburgo e terzo ad Imola. Sembrava avviato a regalare il primo mondiale a se e  alla Morbidelli fino al Tourist Trophy. La pericolosità di quel tracciato era ben conosciuta da tutti e lo stesso Morbidelli manifestò la sua contrarietà a prender parte alla gara. Ma la volontà di regalare il campionato alla casa italiana da parte di Gilberto ebbe la meglio e Parlotti su Minarelli si presentò all'imbarco per Douglas e prese il via in quell'edizione. Il suo nome da allora sarà sempre associato ad un numero, il  99. Novantanove...perché in quella giornata piovosa del 1972 nel tratto che si compiva a 160 chilometri orari, di Verandah, quando aveva oltre 30 secondi di vantaggio sul secondo, un banco di nebbia trovò ad attenderlo sul Mountain, la moto scivolo sul bagnato e lui sbattè inserobabilmente contro un palo di cemento e Gilberto Parlotti divenne la novantanovesima vittima del Tourist Trophy, lasciando la moglie ed il figlio Paolo di 7 anni.

Questa tragedia portò molti piloti, (primo fra tutti Giacomo Agostini con cui aveva un forte legame di amicizia e che da allora non prese più parte al TT) ad esprimersi in maniera dura e decisa riguardo l'abolizione della gara dal circuito mondiale GP, cosa che avvenne nel '76. Le parole del campione del MV dopo quella tragedia sono ancora un monito "nelle corse il pilota a volte può sbagliare ma se ciò accade al TT non vi è margine di recupero". Oggi chi corre al TT lo fa per scelta consapevole di tutto quello che è il TT, allora era una gara di Campionato del Mondo che pochi avevano la possibilità di saltare e Gilberto per inseguire quel Titolo tanto voluto, decise di non accettare lo zero come punteggio in quella gara, e ancora un volta non ebbe la fortuna con se. Questa volta il tipo di fortuna che dovrebbe essere concessa a tutti e che nella sua carriera  -sempre in salita -avrebbe meritato, ossia quella di avere quel margine di recupero che gli avrebbe permesso di salvargli la vita.

 

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