Bill Ivy

È recente l’anniversario della scomparsa di questo pilota che anche se ha avuto scritto il suo nome solo una volta sola nell’ albo d’oro è ancor oggi ricordato da tanti appassionati. Per l’ufficio anagrafe il suo nome era William David Ivy (Maidstone, 27 agosto 1942 –Sachsenring, 12 luglio 1969) ma per tutti era “Little Bill”.

Ivy un talento puro, uno dei piloti più combattivi della sua epoca, nei duelli non si tirava indietro e non conosceva la parola risparmio, andava sempre al massimo Bill. Fu per questo suo modo di correre, senza tattiche ma pensando solamente a dare più gas dell’avversario che il pilota inglese conquistò un gran numero di sostenitori. Lo stesso approccio che aveva nelle corse il piccolo Bill (era alto 160 cm) lo aveva anche nella vita, il termine quiete gli era sconosciuto, era perennemente in  fermento, sempre alla ricerca di quell’adrenalina che sembrava riuscisse a trovare solo nella velocità, sia che fosse a cavallo di una moto o al volante di un'auto sportiva. Amava in egual misura anche le donne e l’alcool insomma, era uno a cui piaceva la bella vita.

Con quei suoi capelli lunghi, gli abiti vistosi, il  modo di porsi, era un “Beat” un contestatore, era molto permaloso e venire alle mani con lui era semplice, bisognava prenderlo con le molle.

Pur essendo stato poco più di una meteora nel campionato del Mondo il suo curriculum sportivo racconta di 21 GP vinti, 42 podi , 23 giri veloci e del Campionato Mondiale classe 125cc nel 1967, numeri importanti, pesanti che pochi sono riusciti ad ottenere.

L’esordio Mondiale di Ivy è datato 1962 nella classe 50cc dove in sella ad una Itom ottiene lusinghieri risultati contro le più performanti Honda e Suzuki, nel 1963 sarà campione Inglese della classe 125cc alla guida di una Honda. Negli anni successivi svolge la sua attività di pilota prevalentemente in patria dove sarà uno dei protagonisti assoluti spaziando fra le varie cilindrate. I buoni risultati ottenuti gli  valgono una Yamaha ufficiale per il TT del 1965  e con la 250cc della casa di Iwata,  IVY contende la vittoria a Redman con la Honda fino a che una scivolata non lo toglie dai giochi. Il risultato è sfumato, ma la bella gara resta e gli permette di diventare compagno di squadra di PHIL READ in Yamaha per la stagione 1966 dove, sarà protagonista assoluto nel mondiale 125 in cui si classificherà al secondo posto preceduto da Luigi Taveri.

Nel 1967  sempre in sella alla Yamaha 125cc (la stupenda 4 cilindri) con 8 vittorie, vincerà il suo Campionato del Mondo ed anche nella 250 sarà fra i protagonisti terminando al terzo posto nella classifica preceduto da Read ed Hailwood che sarà campione.

Nel 1968 la Honda annuncia il ritiro dalle competizioni e gli alfieri Yamaha si trovano campo libero in ambito mondiale, non disponendo gli avversari di mezzi performanti come i loro. Viene deciso a tavolino dai vertici dell’ azienda che quell’ anno READ avrà strada spianata nella classe 125cc ed IVY nella 250cc. In Yamaha presero quella decisione per placare la feroce rivalità fra i due compagni di squadra che si detestavano al punto di essere anche venuti alle mani . I vertici dell' azienda però non considerarono il fatto che READ era conosciuto nel Continental Circus non per essere un “chierichetto” ma  come una vera carogna- L’asso di Luton infatti dopo essersi assicurato in anticipo la corona Mondiale della 125cc decise di non rispettare l’accordo con la Yamaha, (anche in virtù del fatto che anche la casa di Iwata si sarebbe ritirata al termine di quella stagione) correndo sempre al massimo e giocando d’astuzia quando necessario,  riuscì a vincere anche il titolo della classe 250cc sconfiggendo l’odiato compagno di squadra.

Per Ivy fù un colpo tremendo per il morale e decise di lasciare le moto a favore delle auto. Debuttò in Formula 2  dove dimostrò un gran talento che anche Jacky Stewart non mancò di sottolineare. Però il richiamo delle  due ruote e dell’ ingaggio della YAWA ( per guidare la 350cc- 4 cilindri) furono due sirene a cui Bill non riuscì a sottrarsi.  Con la difficile due tempi Cecoslovacca, cui faceva difetto l’affidabilità (aveva un’insana tendenza al grippaggio), in quella stagione riuscì ad ottenere due secondi posti prima di incontrare il proprio destino durante le prove al Sachsenring quando proprio per un grippaggio cadde ad alta velocità colpendo una colonna di cemento. Nella caduta "Little Bill" perse il casco morendo praticamente sul colpo. Un'altra vittima di un periodo in cui la parola sicurezza nelle piste era sconosciuta e la morte era considerata come una compagna di viaggio abituale per i piloti. Aveva 27 anni Bill Ivy, 27 anni vissuti di corsa in pista e fuori…

R.I.P “ Little Bill”

 

I migliori prodotti per bikers solo da