Giuseppe "Pep" Pattoni

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 Ci sono storie di uomini, dei loro sogni e della loro passione che devono essere raccontate, persone che hanno dato tanto allo sport motociclistico senza riceverne in cambio il giusto riconoscimento, che meriterebbero di essere ricordate e portate ad esempio, ma si sà non sempre il successo e la gloria vanno in premio a chi li merita.

Probabilmente ai tanti "competenti"  "appassionati" la cui massima conoscenza del Motociclismo è limitata al dire "nove titoli mondiali", il nome Giuseppe Pattoni non dirà nulla, ma ci sarà anche chi associerà  questo nome con delle splendide realizzazioni su due ruote che per tanti anni si sono battute con onore sui circuiti italiani e mondiali, che venivano da lui costruite, le Paton. Le Paton di un inconfondibile verde, in omaggio non tanto al colore della speranza ma come diceva con ironia Pattoni all'essere al verde, in  "bolletta" perchè correre costava molto, ieri come oggi, e i soldi non bastavano mai...  Giuseppe Pattoni o PEP" come era da tutti conosciuto, scrisse importanti pagine di motociclismo, visse quel periodo delle corse in moto, in cui c'erano meno soldi ma molta più passione, dove nascevano e si cementavano rapporti di amicizia, dove l'aiutarsi era la norma. Pattoni non fu solo un grande tecnico e costruttore, ma fu anche un vero talent- scout individuava ragazzi di belle speranze offrendogli poi la moto pronta per correre senza nulla chiedergli. Capitava che qualcuno dei "suoi" piloti arrivasse poi in qualche team importante e questo era un ulteriore motivo d'orgoglio per il PEP.  Pattoni scelse le corse non per arricchirsi, per lui i soldi erano un oggetto di baratto per le necessità della famiglia, per procurarsi i tubi in molibdeno per i telai o l'acciaio speciale per le sue bielle, scelse le corse perchè non poteva farne a meno, perchè erano la sua linfa vitale.

Basterebbe questo per far amare la persona ma Pattoni era veramente un grande, non soltanto per la sua figura possente ma perchè portatore di valori umani appartenenti ad un epoca lontana ormai andati perduti. Quarant'anni di corse al massimo livello, costruendosi da solo le sue moto con budget che definire risicati è un eufemismo, accompagnato nel tempo da persone grandi quanto lui per spessore umano e capacità, da Lino Tonti passando per Gianemilio Marchesani fino ad arrivare al figlio Roberto che mantiene in vita il glorioso marchio PATON che corre e vince nelle gare riservate alle moto storiche. Questo ricordo vuole essere un omaggio nell' anniversario della sua scomparsa al Pep e alle sue splendide Paton color verde "bolletta".

Giuseppe Pattoni, "milanes de Milan" nacque il 7 luglio 1926, iniziò l'attività di meccanico nell' immediato dopoguerra riparando auto e moto insieme al fratello Giovanni. Pattoni innamorato della meccanica e di moto (da giovane corse anche nei sidecar come pilota), riuscì grazie alle sue capacità di meccanico ad ottenere l'assunzione nel reparto corse Mondial dove subito mise in mostra le sue grandi doti di tecnico e permise a Cecil Sanford sulla moto da lui curata di divenire Campione del Mondo 1957 nella classe 250cc. Purtroppo al termine di quella stagione vittoriosa, Guzzi, Gilera e Mondial firmarono il famoso patto d'astensione ritirandosi di fatto dalle corse. Pattoni non si perse d'animo, ottenne al posto del " vil denaro" di avere del materiale del ormai ex- reparto corse ed insieme ad un altro autentico genio che rispondeva al nome di Lino Tonti iniziò sotto il nome PATON (PAttoni-TONti) la produzione di 125cc e 175cc su base Mondial che dal 1958 si fecero onore nelle gare italiane (un esemplare della 125cc finirà anche in Inghilterra dove sarà guidata da quello che per molti è stato il più grande pilota di tutti i tempi Mike Hailwood con cui concluse al settimo posto al TT).

Una delle prime trasformazioni su base Mondial

 Mike-Hailwood

Ecco Mike "the bike" in sella alla PATON al TT.

Nei primi anni 60 debuttò la 250cc bicilindrica, la prima interamente costruita da Pattoni dopo l'abbandono di Tonti . Questa moto che sarà la base di partenza per le future Paton arriverà ad ottenere un ottimo terzo posto al TT del 1964 con Alberto Pagani. La 250cc fu una moto di transizione, da essa nascerà prima la 350 e poi la 500cc, la moto più rappresentativa del "PEP" che con Bergamonti alla guida vincerà un campionato italiano nel 1967 e "sfiorerà" una storica vittoria nel Gp di Spagna a Jarama nel 1969 preceduto solo dalla MV di Agostini. Bergamonti e Pattoni, il pilota e l'impresarì come chiamava il "PEP" l'asso di Gussola, storie di amicizia vera, di gesti fatti lontano dal clamore delle telecamere, storie di un motociclismo che non esiste più (basti dire che fu Pattoni dall'Italia si recò in Spagna per stare vicino alla moglie di Angelo nei giorni successivi al terribile incidente di Madrid).

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Angelo Bergamonti-Campione Italiano 1967 cl. 500cc su Paton

La 500cc si dimostrò una moto molto valida ed ottene podi mondiali e risultati importanti non solo con Bergamonti ma anche con Stevens, Nelson, Gallina, Bertarelli, Toracca, Trabalzini. Ma gli allori non pagavano le bollette, il motociclismo di quel tempo era uno sport povero e pochi potevano farne una professione e Pattoni insieme a Gianemilio Marchesani, suo braccio destro, per alimentare la loro passione lavoravano nella concessionaria Citroen di Giorgio Pianta dove nello scantinato crearono il reparto corse della Paton. Era lì che al termine della giornata lavorativa il Pep si ritirava per cercare di tirare fuori quel "cicinin"(pochettino) in più dalle sue creature a due ruote. 

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Giuseppe Pattoni e Gianemilio Marchesani al lavoro nel reparto corse della Paton

La gloriosa  carriera della 500 bicilindrica 4tempi terminò negli anni 70, il  motore 2tempi avanzava e allora il tecnico milanese progettò e costruì (primo al mondo) una 500cc-2T  4 cilindri a V con un solo albero motore che suscitò l'ammirazione delle case motociclistiche giapponesi che oltre dieci anni dopo utilizzarono tale soluzione. La moto debuttò nel 1976 guidata da Virginio Ferrari  dimostrando un ottimo potenziale, corse fino al 1978 (raccogliendo un terzo posto come miglior risultato con Cipriani ) quando Pattoni che nel frattempo aveva aperto un' officina per la trasformazione e l'elaborazione di moto non potendogli dedicare sufficiente tempo per lo sviluppo decise per uno stop dell'attività sportiva. 

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Virginio Ferrari in azione sulla Paton

Ma il richiamo delle corse è forte e cosi nel 1983 decise il ritorno in pista. Nella nuova avventura al fianco del Pep troviamo il figlio Roberto dopo la scomparsa di Gianemilio Marchesani. Le idee ci sono, verranno progettati nuovi motori, tanti piloti correranno con le moto del Pep: Lucchi, Papa, Billiotti, Valdo, Scatola. Proprio quest' ultimo nel 1988 in sella alla moto milanese disputò un grande campionato Europeo classificandosi al terzo posto e vincendo la gara di Misano Adriatico. Dopo la parentesi Europea il Pep e suo figlio nelle stagioni successive sapranno farsi onore anche  nel campionato Mondiale,  con diversi piloti che si alterneranno alla guida delle verdi moto milanesi: Pedercini, Jeandat, Liverani, Monaco, Tessari, Pellisier, Gimbert ecc. 

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La Paton utilizzata da J.P. Jeandat nel campionato del mondo 1995-

La Paton partecipò con continuità al Mondiale prima di venire vergognosamente esclusa dagli organizzatori  del campionato,  la cui motivazione ufficiale fu additata nella competitività non in linea ai nuovi parametri di sicurezza: la sua moto poteva essere di intralcio ai doppiaggio da parte dei campioni. Fu lampante da parte di tutti che la reale motivazione fu esclusivamente economica, la Paton infatti non fu mai doppiata più di una volta e spesso terminò a giri pieni. Limitare gli scritti avrebbe ridotto gli ingaggi e di conseguenza le fette di torta da spartire sarebbe state quindi ben più grosse. Fu con questa motivazione che l'IRTA (la società che allora gestiva il motomondiale) eliminò chi non gli era gradito con motivazioni che ben poco hanno a che fare con lo sport.

Nonostante l'esclusione la favola della Paton non finì, le Paton corsero ancora, ottenendo delle wild- card per i vari GP, il Pep continuò a lavorare sulle sue moto, ogni giorno, come aveva sempre fatto, per tirarne fuori quel "cicinin" in più, fino al 29 agosto 1999 quando un malore improvviso lo portò via.

Di Pattoni persona dalle straordinarie doti umane apprezzate in tanti anni di conoscenza ho diversi momenti che mi si ripropongono e con cui lo identifico: quello in cui indossava la tuta da lavoro, che alzava la testa quando ti vedeva per poi riabbassarla e continuare ciò che stava facendo, l'altro alla sera dopo una giornata passata sulla moto quando si rilassava e si finiva per parlare di piloti, gare, anedotti e spesso il suo ricordo andava all' Angelo (Bergamonti) e gli vedevi gli occhi brillare ma, quello più bello, che porto nel cuore è quando dopo la grande vittoria della gara dell' Europeo del 1988 a Misano, tutti a fare festa e lui in disparte, che guardava il podio, gustandosi  l'attimo, lui che quel giorno aveva trovato quel "cicinin" in più...

pep e roby

 Con  il figlio Roberto che ne ha raccolto l'eredità. 

Giuseppe Pattoni e la Paton quarant'anni di corse sulle strade del mondo. Se la passione per il motociclismo avesse un volto sono sicuro che sarebbe quello sorridente del Pep.

Grazie Pep anche se i signori dello sport hanno VOLUTO DIMENTICARSELO il Motociclismo ti deve tanto.

Un abbraccio

VLAD

 

 

                 

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