Prova Bimota: BB3 - DB 9- DB11- Tesi

Bimota è un marchio emozionale. Già  dalla sua nascita le moto create da BIanchi, MOrri e TAmburini hanno fatto sognare migliaia di appassionati. Abbiamo avuto il piacere di intervistare su queste pagine uno dei fondatori e delle menti che hanno permesso a questa azienda di ritagliarsi una pagina nella storia del motociclismo.  E’ perciò stato per noi, che siamo legati al concetto di moto come emozione, come mezzo dispensatore di emozioni, un grandissimo piacere poter provare alcuni modelli della nuova generazione Bimota.

L’occasione è quella del BEW di cui abbiamo già scritto, e il luogo è il nuovo circuito Tazio Nuvolari di Cervesina di Pavia che di fatto ha aperto i cancelli alle moto proprio per questo evento, non sono infatti ancora previste prove libere in quanto alcuni lavori di ultimazione devono essere effettuati.

Due giorni di festa per celebrare la nuova gestione Bimota e di fatto presentare alla stampa la nuova BB3, quella moto che ufficiosamente è seconda nel campionato mondiale Superbike nella categoria Evo con alla guida Ayrton Badovini e Chris Iddon. In questa occasione era possibile provare, sia per la stampa che per il pubblico oltre questa moto anche tutti i nuovi modelli della casa Riminese.

In una mattinata ricca di emozioni siamo riusciti a provare la nuovissima BB3, l’agilissima DB9, la potentissima DB11 e l’avveniristica Tesi.

 

BB3

Questo report non può che partire dalla regina dell’evento, la BB3.  

Per i pochi che non lo sapessero le sigle che identificano i modelli Bimota, indicano come prima lettera il nome del fornitore di motore, il secondo quello del costruttore e il numero progressivo del progetto.

Partiamo pertanto da quella B che indica il motore BMW S 1000 RR, un concentrato di tecnologia e prestazioni,  reso ancor più potente grazie allo sdoppiamento di una presa d’aria e alla modifica dello scarico che hanno permesso di guadagnare ulteriori 7 cv. Accreditati 200 cv a 13.000 giri.

Vedendola poi da vicino, oltre alla linea essenziale, concreta e pura, frutto della matita di Enrico Borghesan, sono i particolari che avallano l'associare la definizione di autentico gioiello tecnologico a questa moto. Sono i pezzi ricavati dal pieno a lasciare a bocca aperta. Dal forcellone ricavato da un unico blocco di 90 kg fino alle piastre laterali ricavate da un blocco di 60 Kg.  

Lasciando la parte estetica, che però non risulta essere un esercizio di stile ma una componente di un insieme che ne rende una moto da top gamma, ci concentriamo sulle parti che rendono fruibile e godibile questa moto.

La ciclistica curata da Andrea Acquaviva è frutto dell’esperienza avuta in moto2, con il telaio di acciaio in traliccio misto a piastre laterali in lega. A completare un monoarmotizzatore Ohlins curato dal gruppo Andreani, i  freni Brembo all’anteriore e frizione multi disco antisaltellamento.

Basterebbe questo elenco questo per dire che questa moto da 179 Kg di peso a vuoto è una vera e proprio superbike omologata. Da segnalare la presenza di serie dell'ABS che ormai dovrebbe a nostro avviso obbligatorio per moto che oltrepassano una certa potenza ma che in questo contesto è pressochè nullo.

I presupposti potrebbero far pensare a una moto difficile da guidare, impegnativa….eppure.

Eppure, a dispetto della moto compatta che potrebbe risultare magari scomoda per chi oltrepassa i 180 cm di altezza, le sensazioni che arrivano dopo già mezzo giro di pista sono diverse e i timori evaporano come ghiaccio al sole. E' l'elettronica che sicuramente aiuta: il controllo di trazione, il sistema di anti impennata, il cambio elettroassistito il tutto gestito da una centralina che permette di godere al massimo del mezzo e non preoccuparsi dei 200 cv pronti ad esplodere.

Le prime conferme di trovarsi alla guida di una moto da competizione omologata arrivano, più che dal motore che non è fruibile al massimo su un circuito appena ultimato e con evidenti limiti di grip e dalla mancanza di un rettilineo che permetta di sfruttare tutta la potenza, dall’impianto frenante e dalla ciclista.

Gli inserimenti e i cambi di direzione sono immediati, piacevoli ed è proprio un divertimento guidare questa moto soprattutto grazie alla sicurezza e alla confidenza che permette un impianto frenante al top.

Il risultato è una moto che a differenza di altre top gamma superbike caratterizzate da una estrema rigidità che richiede una guida impegnativa e molto fisica, la BB3 è una moto godibile in tutto, la perfetta moto da pista, a tratti potrebbe sembrare una 600 per la facilità di inserimento e piacere di guida, se non fosse che il quadricilindrico fronte marcia BMW è pronto a dispensare badilate di cavalli se utilizzato nel modo giusto.

Una moto in grado di dare oltre che emozioni estetiche, legate alla linea e ai singoli pezzi ricavati dal pieno, emozioni di guida.

Non serve essere un pilota con licenza per godere di questa moto. 

E’ però un grande mezzo di divertimento e tecnica di guida per i piloti o ex piloti che vanno alla ricerca di prestazioni al top, senza quei limiti che possono arrivare dalla altre superbike, soprattutto in termini di controllo fisico del mezzo, e paradossalmente è a portata di chi pilota vero e proprio non lo è ma ha un minimo di esperienza e grazie all'elettronica, che viene in soccorso a gestire tutta quella potenza, vuole alzare la sua asticella a livelli ancor più alti con una moto che lo permette.

E’ una moto completa ma per pochi….solo per chi ha a disposizione 40.000 euro. Ma come sempre l’esclusività si paga. Con un piccolo investimento si ha a tutti gli effetti una supebike da competizione.

 

DB9

 

La DB9 è forse è quella che maggiormente ha fatto divertire nella mattinata di prove.

Quello che prima di tutto affascina in questa moto è la linea, potrebbe sembrare uscita da un quadro di Marinetti o direttamente dalla saga dei transformer tali sono le linee futuristiche.

La posizione di guida è piacevole, complice anche il manubrio largo, e già dai primi approcci la confidenza è immediata. Appena acceso il motore Ducati trasmette emozioni dirette, basta girare un po la manopola del gas per comprendere la potenza in grado di sprigionare il bicilindrico  a L desmodromico di Borgo Panigale.

La DB9 è una naked da brivido e già dopo qualche giro nasce un piccolo rammarico: doversi limitare alla pista. La voglia di prendere la corsia dei box, attraversare il paddock e buttarsi sulle stradine delle strade vicino a Pavia, magari nell’oltrepò, è difficile da dover reprimere. Sì perché la sensazione immediata è che la DB9 è una moto di autentico divertimento. Godibilissima anche in città, in grado di non passare inosservata a nessuno, ma è nel misto, nelle famose stradine di montagna, che potrebbe dare il meglio.

Tuttavia lo scenario della nostra prova sono i cordoli e i rettilinei del circuito di Cervesina.  La ciclistica risulta azzeccatisima, la moto leggera, nei cambi di direzione risponde immediatamente e il divertimento è totale. Certo siamo passati dalla DB11 a questa naked e la differenza che maggiormente si sente è nell’impianto frenante, ma forse il paragone è impari, e quello a disposizione della DB9 è più che sufficiente per questo costossimo giocatolo che fa tornare bambini.

Sì perché a differenza degli altri modelli in cui la percentuale di attenzione, di impegno di valutazione è sempre stata a livelli alti, qui ha il sopravvento solo un elemento: il divertimento. Cadono magicamente alcune barriere e si torna bambini con la gioia di guidare, piegare, staccare, senza preoccuparsi di quella elettronica invasiva ormai omnipresente in tanti altri modelli di moto. E’ una confidenza immediata, una alchimia che scatta subito ad indicare che il prodotto ancora una volta c’è. Un naked tutto divertimento. 

Una moto per pochi, nel perfetto stile Bimota, una esclusività per pochi, in questo caso per amanti dell’estetica e del piacere della guida.  Per apparire e fare scena…e che scena, ma non un oggetto di lusso fine a se stesso, con questa Bimota ci si diverte!

 

DB11

 

Felicità quando è arrivato il turno della DB11. Quella che maggiormente affascina per le linee eleganti e raffinate, ma al tempo stesso trasuda potenza, velocità e prestazioni come solo le sportive sanno garantire. Alla fine dei test possiamo dire che la DB11 è quella che maggiormente ha impressionato e fatto vivere grandi emozioni.

Sì perché se dalla BB3 era quasi scontato aspettarsi una superbike con prestazioni di altissimo livello la DB11 era una moto che si era potuto ammirare al Salone ma nulla di più.

A differenza della BB3 la seduta non è così estrema, per chi ha qualche centimetro dalla sua la posizione di guida è decisamente più comoda. Se con la BB3 l'utilizzo extrapista può essere limitato e dopo un po il corpo esige riposo con la DB11 la sensazione è che si potrebbe passare ore ed ore in moto senza dover pagare dazio. 

La componentistica è di altissimo livello, come in tutte le Bimota, impressiona anche in questo caso l'impianto frenante che assicura un feeling immediato, trasmette sicurezza e permette di divertirsi ma anche concentrarsi sulla guida e sulla prestazione.

La forcella a steli rovesciati Ohlins regolarbile nel precarico all'anteriore e il mono sempre Ohlins  al posteriore permettono inserimenti in curva immediati ed il bicilindrico a L Ducati trasmettere grandi emozioni al pilota, un mix quanto mai azzeccato che ne rendono un prodotto di altissimo livello.

Una grande moto, una supersportiva ma polivalente, sfruttabile sia in pista nell'uso quotidiano.

 

TESI 3d

La tesi è quella che maggiormente trasmette un timore reverenziale. La linea avveniristica e soprattutto quel forcellone a doppia trave, incutono rispetto e forse un pò inibiscono nell'utilizzo. Tuttavia è solo questione che dura poco, una volta capita anche la Tesi è in grado di trasmettere emozioni oltre che legate all'estetica.

Anche per il versante della guida è quella più difficile da capire. Il motore ducati gira bene e trasmette grandi sensazioni, ma è la mancanza di precarico verso l'avantreno soprattutto in fase di staccata in fondo al rettilineo che richiede tempo per abituarsi a questa tecnologia.

Ci vogliono alcuni giri per comprendere il comportamento di questo autentico gioiellino. Sembra che vada su un binario e sicuramente la prova in circuito non da il giusto riconoscimento, a questa moto che è nel misto che da il meglio di se. 

A volte bisogna forzarla nell'inserimento curva e bisogna abituarsi al comportamento delle sospensioni. Una moto che direbbe la sua in contesti extraurbani ma anche nell'uso cittadino, forse i cordoli sono il luogo meno indicato per capire i punti di forza di questa moto.

Il motore è quello che ormai conosciamo bene Ducati in grado di spingere ai medi e dare la giusta potenza e assicurare alte prestazioni.

Una moto rara, unica da vedere e ammirare. Sia parcheggiata fuori dal bar sia sul passo di montagna richiama intorno a se appassionati e gente che le moto non le conosce ma che non può restare indifferente a quel forcellone e quel telaio.

E' una moto per pochi, per chi cerca una esclusività totale. Una moto elitaria, per distinguersi dalla massa che lancia un messaggio di innovazione, dinamicità e tecnologia.

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