Valentino Rossi: una grossa occasione sprecata

Valentino è Valentino. Pochi altri sportivi al mondo sono riusciti a fare ciò che è riuscito lui: sdoganare uno sport verso ambienti e persone che mai avevano sentito parlare di quello sport e dei suoi protagonisti. Pochi altri sportivi al mondo, forse non raggiungono la decina, sono riusciti a realizzare ciò che ha fatto lui.

Ogni sport ha i suoi appassionati, i propri tifosi che lo seguono, a prescindere dai loro protagonisti e interpreti, perché amano tutto ciò che quel singolo sport rappresenta. Nello storia ci sono però campioni in grado di far appassionare le persone comuni, persone che nulla sanno della storia della disciplina e in alcuni casi nemmeno le regole. Però quando c'è il nuovo campione pronto a salire sul ring, nel campo o in pista non perdono lo spettacolo, anzi in molti casi, appena ne hanno la possibilità, vogliono vederlo dal vivo. Sport di nicchia che diventano di massa grazie a singoli protagonisti, persone il cui carisma travalica il contesto in cui si muovono e vengono presi sottobraccio da media che ne enfatizzano le gesta atletiche e sportive e per descriverli e raccontarli usano spesso aggettivi e sostantivi solitamente associati a gesta di divinità. L'elenco racchiude nomi incredibili ma vorrei citarne solo tre: Alì, Tomba, Jordan. Campioni in grado di far appassionare anche chi lo sport lo considera un solo hobby e non una professione o il mezzo per realizzare il proprio sogno.

 

 In alcuni casi poi, gli uomini di sport sono divenuto la cassa di risonanza per eventi politici e sociali.

Perché lo sport ha una potenza smisurata. Ha il potere di plasmare i ragazzi e in alcuni casi, su tutti Tommie Smith e John Carlos su quel podio olimpico di Città del Messico del 1968, di essere la spinta per eventi sociali.
Lo sport può davvero tanto, è per questo che si può dire, sotto questa luce, che quella di Valentino Rossi è stata una grossa, grossa occasione sprecata.

Non è questa la sede per analizzare le gesta sportive, quelle sono indiscutibili, chi scrive considera il sorpasso di Barcellona 2009 uno dei più bei gesti motociclistici di sempre. Questo intervento non vuole assolutamente mettere in discussione l'assoluto valore sportivo, ma altro.

Nel 2017 il nobel dell'economia è stato assegnato a Richard Thaler un economista che fra le tante teorie esposte ha ideato la “teoria dei nudge“, la cosiddetta “spinta gentile”. Il concetto di base del vincitore del premio Nobel è che l'uomo, nelle sue decisioni non è razionale, ma viene influenzato da alcune “spinte”. Le cosiddette  spinte gentili con cui i cittadini vengono orientati verso specifici comportamenti. In alcuni casi poi i comportamenti sono virtuosi. A titolo di esempio si possono citare le immagini sui pacchetti delle sigarette e i buoni punti per la spesa consegnati ai cittadini in alcune zone di Londra per incentivarli alla raccolta differenziata. O ancor più il caso della Nigeria dove, dopo aver elogiato con attestati esposti negli ospedali pubblici i medici più virtuosi, è di fatto diminuita la corruzione dei medici. Per fare invece esempi più concreti e banali, l'aver disegnato dentro un orinatoio di alcuni bagni pubblici una mosca ha di fatto indirizzando la mira da parte di quegli uomini solitamente poco attenti e rispettosi, rendendo più puliti i bagni. Il caso più eclatante poi risulta essere però quello della riduzione di oltre il 55% delle gravidanze indesiderata tra le minorenni in alcune città degli stati uniti, in questo caso la “spinta” era la donazione di un dollaro per ogni giorno in cui non erano in cinta. Tanti esempi che dimostrano che quando arriva una spinta ci sono dei benefici sociali e collettivi ma anche individuali.

Sia ben chiaro non esiste nessun obbligo o dovere, sono situazioni che nascono da dentro e soprattutto da un vissuto personale ma concedeteci la riflessione che quando una persona ha così potere, e forse mai parola è più indicata, potrebbe fare molto. Non solo nel trasmettere lezioni di comunicazione, di tecniche nell'affrontare lo sport ma soprattutto nel trasmettere valori. Chi scrive ha potuto toccare con la potenza push di un motociclista, perché qui parliamo di motociclisti, e il caso di Vanni Oddera è sotto gli occhi di tutti.



Non è un santo, non è uno spirito celeste sceso tra noi, è un professionista del suo sport, forse, come spesso dice, un privilegiato, e ha scelto di dedicare parte del suo tempo agli altri. Parte, uno spazio nella sua giornata, agli altri. Tuttavia non siamo qui a decantare le lodi di Vanni, altri grandissimi sportivi con grosse possibilità economiche negli anni hanno fatto beneficenza a altissimi livelli se dovessimo citare ciò che ha fatto Federer nei suoi anni dovremmo star qui ore, ma è l'effetto push che empiricamente tanti hanno toccato con mano.


Vanni ha dato il là a tante persone che hanno preso il suo esempio e lo hanno fatto proprio. L'effetto push in ambito sociale esiste, chi legge potrebbe fare lui stesso qualche esempio per sua conoscenza personale. Se a questo si aggiune l'effetto altriustico insito nei motociclisti il mix può diventare dirompente. Perché è inutile negarlo: i motociclisti sono persone con una predisposizione al bene più forte rispetto a tanti altri ambienti. La solidarietà, l'altruismo, l'aiutare il prossimo fan parte del DNA del motociclista da tassello, di strada e anche in quello da pista. Proprio per questo forse si sarebbero potuto ottenere traguardi incredili con un potenziale mix esplosivo fatto di risalto mediatico e potenza nei gesti, se l'effetto push sarebbe messo in atto da uno dei più grandi sportivi mediatici di sempre.

Si sarebbe potuto...invece in questi anni è stato una crescita di rivalità, di con o contro, accompagnati da biechi e indegni comportamenti di alcuni tifosi. Sia ben chiaro, il presunto biscotto non c'entra nulla, i fischi e i comportamenti da condannare di tifosi da stadio prestati al motociclismo sono antecedenti all'ultima gara del mondiale 2015,  solo i collusi con un sistema o gli ignoranti, coloro che ignorano questi rilievi storici, possono contestare questo. In vent'anni di attività non solo non c'è mai stato quel pushing diretto e non per interposte persone, ma quegli episodi non sono mai stati condannati pubblicamente né tanto meno si sono prese le distante. Quanti hanno sognato una conferenza stampa in cui il grande atleta pronunciasse la frase “chi fischia un motociclista che rischia la vita non è degno di essere mio tifoso, la prossima volta vada allo stadio piuttosto che in un circuito”. I grandi uomini, e non solo grandi campioni di uno sport, hanno unito le tifoserie, non le hanno divise. Alcuni potrebbero chiamare in causa il ruolo di tanta stampa compiacente ma questo sarebbe un ulteriore capito che non si vuole sviscerare qui.



E' vero il VR46 per mezzo di Flavio, forse è anche fin troppo facile delegare altri, ha fatto e sta facendo tanto ma...l'azione push sarebbe di ben altro avviso se alle visite negli ospedali (basterebbe una a trimestre!!!, un semplice pomeriggio a trimestre), ci fosse lui.
Quanti altri, prima piloti poi sportivi poi persone comuni, lo copierebbero e seguirebbero il suo esempio? Ma...sfortunatamente ciò non avviene e non bisogna crocefiggere cie non si sente di fare una cosa.

Vale resterà un grande sportivo, a prescindere da questa piccola considerazione. Ognuno si vive la vita come vuole ma...visto il mix storico che si è creato permettetemi di dire, sotto questo aspetto, il rossismo è stata una grossa occasione sprecata perché, citando Mandela“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni”.
 

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