Oscar Rumi. L'incontro

È da poco iniziata in Australia una nuova stagione del campionato mondiale Superbike che quest’anno festeggia il trentesimo anno dalla sua nascita. In tutti questi anni il campionato ha subito una profonda trasformazione che ne ha profondamente snaturato lo spirito originario, quello in cui potevi acquistare una moto e un kit normalmente in vendita e con un bravo preparatore e un valido pilota potevi toglierti delle belle soddisfazioni.

Al contrario di oggi dove si ha un campionato con griglie mezze vuote una volta era la norma che si presentassero cinquanta, sessanta piloti per le qualifiche e molti di loro dopo le prove tornavano a casa per aver mancato la qualifica.
Erano anni in cui c’erano meno soldi ma più passione, la Superbike dell’epoca per chi ha avuto la fortuna di viverla è stata unica ed inimitabile.Tempi in cui si vivevano emozioni incredibili. Per rivivere quegli anni e conoscere una storia incredibile del motociclismo siamo andati a incontrare uno dei più grandi interpresti.

La favolosa storia delle sue moto viola e nere, quelle del Team del vescovo come era chiamato, e dei suoi piloti.
Un vero gentleman il signor Rumi, che per i pochi che non lo sapessero con il suo Team vinse i primi due campionati mondiali della Superbike nel 1988 e 1989 con alla guida l’americano Fred Merkel.
Una partecipazione quella del Team Rumi che nel 1988 con 250 milioni di lire gli permise di correre e vincere la prima edizione del mondiale Superbike, dove nell’ultima gara ben quattro piloti avevanola possibilità di vincere il mondiale.
Chi meglio di lui è in grado di raccontarci quel tempo, con i suoi appassionati ricordi la sua passione e rivivere quegli anni è immediato, rivedere oltre alle sue moto, il Piro con la sua Yamaha, Falappa, Mertens, e tutti gli altri protagonisti in un clima quasi familiare con le tribune gremite di gente ad incitarli.
Piloti e gente di un motociclismo che non esiste più, ma che rimangono ben vivi nei tanti che hannp avuto la fortuna di viverlo.
Grazie a Oscar Rumi per il tempo che ci ha concesso.

 

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