Freestyle hospital sbarca in Inghilterra.

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Video by Samuel Rosso

Chi segue la Daboot conosce il costante impegno di Vanni, Alvaro e Bianco e gli altri piloti nel far provare emozioni, e donare attimi di spensieratezza, attraverso le moto a chi ha le due ruote non le può vivere. La mototerapia è sempre più conosciuta e apprezzata, gli spettacoli di freestyle a cui poi seguono i giri insieme ai piloti per ragazzi disabili sono ormai una costante in tanti comuni italiani e in stati stranieri: dalla Russia, passando per Spagna, Paraguay fino ad arrivare in Messico.

 

 

Da qualche anno a questa parte però Vanni ha sdoganato le moto negli ospedali. Grazie alle KTM elettriche ormai sono frequenti le sue incursioni nelle più importanti pediatrie oncoematologiche del Nord Italia, su tutte il Gaslini di Genova e il Regina Margherita di Torino dove vengono costantemente monitorati gli effetti che questa terapia alternativa ha sui piccoli pazienti, sui familiari e anche sul personale medico per dimostrare empiricamente che anche la mototerapia può essere definita a tutti gli effetti una terapia complementare per specifiche patologie.

Con frequenza settimanale ormai Vanni e gli altri piloti si alternano nei diversi ospedali per portare momenti di svago, spensieratezza e felicità a chi sta attraversando momenti difficili e un giro in moto non convenzionale tra le corsie di un ospedale può essere un importante alleato in quella che è la terapia della distrazione.

Ieri, grazie al fondamentale supporto di KTM Italia e Luxuryspa con il patrocinio del comune di Conegliano Veneto, per la prima volta il formato ormai ribatezzato Freestyle Hostipal è atterrato oltre confine.

Presso le strutture del Great Western Hospital a Swindow e dell' Ancorns Children's hospice a Worcester si è materializzata la consueta magia che avviene in questa occasione: le pediatrie sono diventate un grosso parco giochi in cui i bimbi possono veder sfrecciare moto a oltre 70 km/h, ammirare salti sulle rampe speciali portate per l'occasione, per poi salire coi piloti e fare giri mentre tutti intorno a loro li acclamano.

Tanti sorrisi e anche qualche lacrima, questa volta di natura anglosassone.

Un importante tassello che va a consolidare il lavoro che da anni Vanni e tutte le persone che gli sono accanto stanno portando avanti. I bambini devono - sempre e comunque - giocare e vivere emozioni nuove, anche quando sono malati e ancor più quando devono restare in qualche camera di ospedale. Perchè prima di essere malati da curare e di cui prendersi cura sono bambini e i bambini devono giocare magari a cavalcioni di una moto.

Una prima esperienza estera che ha dimostrato che questo format fatto di moto elettriche, rampe, salti, giri in moto e tanto lavoro precedente funziona non solo in Italia.

Anzi ho trovato una apertura che spesso non trovo da noi. In Italia alcuni ospedali gestiti da persone che seguono protocolli consolidati e non vogliono prendersi responsabilità di fare qualcosa che vada oltre il consueto e conosciuto. In questa – spero prima tappa – inglese ho incontrato personale medico con voglia di provare e sperimentare, con la mia ktm ho saltato una ragazza sul letto da cui non si poteva alzare! Ho incontrato giovani professionisti con voglia di fare e di andare oltre l' abitudine acquisita, con l'unico obiettivo di dare benessere psicofisico ai loro pazienti” ha dichiarato Vanni, ed è inutile chiamare in causa le endorfine, e le conseguenze positive su corpo e spirito, che vengono rilasciate in queste ore fuori dagli schemi fatte di accelerate, impennate e regole infrante.

In un momento in cui l'Italia in tanti settori sta sempre più perdendo di credibilità a livello internazionale è motivo di orgoglio – per noi motociclisti e non solo – sapere che questo modo alternativo di vivere la moto, di utilizzare la moto come strumento per far star meglio le persone, abbia i natali in un paesino ligure, da parte di un uomo che qualche anno fa decise di voler cambiare il mondo intorno a sé utilizzando la propria passione e condividendo quella cosa che lo faceva stare bene.

se la moto fa star bene me, perchè non posso attraverso la moto far star bene gli altri?”.

Questo pensiero ieri ha preso forma in tutta la sua potenza in due ospedali inglesi, con un messaggio che troneggiava su tutto, un messaggio rivolto a tutti coloro schiacciati da una routine che sembra immutabile e a cui ci vorrebbe omologata questa società “FUCK THE NORMAL LIFE”.