Intervista a Luca Scassa


Luca Scassa è particolarmente amato in determinati ambienti delle ruote, oltre che per la sua tecnica di guida, per il suo stile e le sue scelte oltre i cordoli . Gli abbiamo fatto qualche domanda, per conoscerlo meglio e ascoltare le sue considerazioni e opinioni.

 Il nostro sport ha la caratteristica di avere ancora persone animate da vera passione in grado di trasmettere emozioni uniche, hai potuto conoscere alcuni personaggi che sono state delle istituzioni nel mondo delle due ruote, mi riferisco a Gigi D’Esposito  e Castiglioni, che emozioni e insegnamenti ti hanno lasciati entrambi ?

Gigi l'ho conosciuto nel 2008 e la nostra collaborazione è nata per “colpa” di Castiglioni, allora ero un pilota MV e Castiglioni doveva affidare le moto a un team ed ha scelto Gimotorsport, è stato importante per me e posso dire che ci siamo divertiti parecchio, era un appassionato vero, verace. Mentre Claudio era la passione fatta persona.

Proprio con la MV hai fatto rivivere emozioni sopite e hai portato alla vittoria un marchio unico nel panorama mondiale dei motori.  Cosa ha rappresentato guidare tale moto portandola alla vittoria?

Non mi ci sono trovato per caso, nel 2006 avevo due proposte: una con una yamaha per fare il superstock con Lorenzini e una con la MV agusta. Ho scelto MV. Scelsi la MV nonostante allora non avesse fatto risultati di rilievo, aveva fatto solo un podio a Misano con Iannuzzo, ma la moto non era un granché. Ma da quell'incontro è partito un progetto di tre anni. Vincere il campionato italiano superbike con la “mia moto”, quella che avevo sviluppato praticamente da zero è stato meraviglioso. Ricordo quegli anni come un  gran bel periodo.

Com’è stata l’esperienza  americana (titolo di  Rookie of The year nel campionato AMA) e poi l’anno successivo vincere il titolo italiano battendo una yamaha super ufficiale ?

Si torna sempre lì 2006 e 2008 contro Corti e entrambe le volte ho battuto la moto che avrebbe dovuto  essere la mia, nessuna ci avrebbe scommesso un euro. L’esperienza 2007 in america è stata molto bella che rifarei subito, è anche uno dei motivi per cui ho scelto il campionato Inglese quest’anno. La moto allora non era all’altezza e il campionato era decisamente complesso e difficile, fai conto che c’era Spies con una Suzuki ufficiale e noi eravamo con una Mv stock e giravamo ad un secondo dai primi. Il massimo risultato è stato un settimo posto ma comunque ho vinto il titolo di Rookie of the year. Andare a Las vegas a ritirare un premo che come italiani abbiamo vinto solo io e Zanardi è stato emozionante.

Le voci sulla possibile presenza quest’anno nel mondiale con la F3 erano concrete ?

Il progetto è nato - è vero - ci sono stati incontri, era deciso, ma poi sono subentrati problemi di budget che ne hanno impedito il proseguo.

Esperienza simile a quella della mancata partecipazione Triumph?

Il mondo delle corse è fatto di mancati progetti, io mi ero innamorato della Triumph per come si guidava, dopo tre giorni di test ad Aragon abbiamo fatto il record della pista in supersport, mi trovavo molto bene su quella moto. Purtroppo però Triumph ha deciso di interrompere con le gare. Un pò come mi è successo nel 2010 quando correvo in Ducati con il team super Supersonic Racing e c'era magari la possibilità di passare nel team ufficiale Xerox ma a fine anno  la ducati si è ritirata. L’anno successivo sono andato in supersport con Yamaha con eventuali possibilità per l'anno successivo di passare nel team superbike ma anche in quel caso hanno deciso di ritirarsi. Una serie di momenti sbagliati.

Oggi stai toccando con mano un altro storico team del mondo delle ruote, il  Padgett’s honda nella tua ennesima scelta anticonvenzionale (solo un rocker poteva farla), quali sono le diversità rispetto alle esperienze fatte fino ad ora?

Qui in Inghilterra è tutto diverso, molte piste sono completamente nuove e ci sono circuiti da 45 secondi. Circuiti stretti con salti, saliscendi e non sono ancora abituato, è richiesta una guida diversa, io sono abituato a piste veloci, guidate, devo ancora prenderci la mano. Comunque ho fatto la scelta BSB così da completare le mie esperienze come pilota, posso dire: di aver vinto il campionato italiano superbike, aver corso in america, aver  fatto il mondiale superbike, fatto il supersport. Penso di essere abbastanza completo. Se fossi andato nel mondiale superbike probabilmente non avrei più avuto la possibilità di fare questa esperienza,  ne ho approfittato quest’anno, che per me era un anno di transizione.

Nella tua carriera hai fatto moltissime esperienze ed hai avuto modo di toccare con mano quanto gli organizzatori dei campionati, che scrivono a volte regole assurde (vedi misano), possono condizionare le carriere di piloti e le fortune/sfortune di team. Quali sono i pregi e difetti principali nei campionati, anche in termini di clima che si respira, in cui hai corso?   

Quello che fa grande BSB è il sottosuolo. La cultura del motociclista inglese è  molto più alta rispetto a altri paesi, un clima che non ho mai visto da nessuna altra parte. In america c’è un bel campionato perché l’america è estesa, ed è un po come fare un campionato europeo e si riesce a coinvolgere un sacco di sponsor, ci sono tanti campionati nazionali che poi ti portano al campionato principale, un pò come il calcio da noi. In Inghilterra invece è passione vera. A Brands Hatch sotto l'acqua c’erano 60.000 persone e la metà erano venute in moto. In italia non succederebbe mai, neanche se ci fosse un coinvolgimento a livello di televisioni e giornali, la gente reagirebbe allo stesso modo. Qui siamo un po più fighetti, è anche vero che lì se non prendono la moto anche quando piove non la userebbero mai, ma il fatto è che sono abituati in un altro modo, sono più sportivi, tutti applaudono tutti. Sono più appassionati meno tifosi, qui da noi a livello di motogp ci stiamo avvicinando troppo all’ideale di tifo calcistico.

 Per raggiungere i vertici, o meglio per avere moto da vertice, bisogna necessariamente essere il figlio di qualche pilota, imprenditore o manager o avere nella propria valigia signori sponsor?

Io non lo sono eppure lo scorso anno ho corso il mondiale supersport con una Yamaha ufficiale ed ho vinto tre gare, quindi rispondo di no. Voglio credere che serva ancora talento e ci sia un minimo di meritocrazia. Alla fine se conti i piloti motogp e superbike i figli di ex piloti sono pochi.

Sfatiamo il mito del pilota ben pagato, a volte rischi la vita e ci metti i tuoi capitali, è vero che hai corso anni senza ingaggio e pagando di tuo?

Ho fatto due stagioni 2009-2010 portando sponsor, perché se vinci un campionato inglese, perché li il livello è altissimo, trovi posto nel mondiale, mentre se esci dal CIV non conta niente. Come vedi Baiocco e Polita non hanno trovano sbocchi. Purtroppo il livello campionato superbike italiano non è alto, mancano media, sponsor e moto sviluppate così per poter creare un campionato interessante.

Sponsor, immagine, pubblicità, quanto è rimasto nella professione del pilota la sola arte di guidare e dare di gas ?

Quando sei pilota ufficiale è tutto lì, ma per arrivarci devi lavorare davvero tanto. Io è da un pò che mi sto dedicando al prossimo anno e alla fine si fa il possibile, se stai fermo nessuno ti viene a chiamare.  Devi continuamente essere in movimento, così investi anche nella tua immagine, nelle tue presentazioni, nella tua pagina facebook, che oltre ad essere un contatto diretto con fans ed appassionati,  è uno strumento utile anche per gli sponsor. Non è semplice. Se vogliamo dare un rapporto percentuale direi che il solo guidare e pensare alla preparazione atletica è sotto il 50%. E’ più il tempo che passi a cercare sponsor che il resto.

Che idea ti sei fatto della stampa italiana e di come trattano i  talenti nazionali ?

Non è tanto questione di talenti, in Italia siamo sotto una cappa di vetro e non ci rendiamo conto di come funzionano le cose. Io ho girato tanto e posso dire che dove le cose funzionano vanno in direzione opposta alla nostra. Nel giornalismo italiano ci sono molti bravi giornalisti di moto però ho avuto delle occasioni in cui alcuni giornalisti non solo hanno travisato i miei pensieri ma mi hanno messo in bocca cose che non ho mai detto. Intuiscono e cercano di fare clamore, vogliono fare lo scoop per cose stupide. Il problema però è alla base, basta andare da un giornalaio e ti rendi conto che le riviste più vendute sono quelle di gossip e questo la dice lunga, perchè comunque siamo mediamente ignoranti.

Il nostro sito racconta di emozioni, qual è  l'emozione più grande che hai vissuto?

Diverse per fortuna, ho incontrato tante persone che mi hanno provocato emozioni. Forse due  sono le occasioni che mi sono rimaste impresse. Nel  2006 quando ho vinto la mia prima gara internazionale a Brands Hatch e  sul podio mi ha premiato Carl Fogarty e l’altro, che non c’entra molto con le due ruote ma a livello personale, quando correvo in america in cui ho potuto incontrare Michale Jordan che allora era proprietario del Jordan Suzuki team. Poter stringere la mano, per me che sono stato un giocatore di basket, al più grande sportivo in assoluto di quello sport è stata una bella emozione.

Una parentesi motogp, come giudichi i due anni fallimentari Rossi-Ducati ?

Non voglio entrare nel particolare anche perché quello che si sente dai giornalisti molto spesso non è vero. Posso dire però che guidare la moto è un arte, è come una danza e se non riesci a muoverti come vorresti non puoi far niente. Un pò la mia situazione fino a qualche gara fa, se non riesci a esprimerti fai fatica e soffri. Poi però è anche vero che le cose belle accadono perché ci sono state quelle brutte. Questi periodi saranno utili per godersi i momenti belli che gli auguro di vivere nuovamente e tornare non tanto quello di prima, perché lui non è cambiato, ma di ritrovare il feeling che gli permetta di divertirsi e far divertire un pò di gente.

E sull’addio di Stoner?

Stoner come pilota lo stimavo tantissimo ma come persona non mi è mai piaciuto più di tanto.  E’ sempre vissuto in un ambiente che non gli è piaciuto, però ha fatto capire, con quelle parole, ci sono cose più importanti nella vita che correre in moto. Lui ha dimostrato a tutti che è il pilota più forte di tutti ed ha fatto quello che vorremmo far tutti. Le sue accuse che ha lanciato sono cose che sente e se Ezpeleta non ha ribattuto un fondo di verità deve esserci. L’uscita di parte della stampa italiana accusandolo di aver sputato nel piatto in cui mangia è stata infelice. Qualsiasi decisione presa da parte di chiunque, a partire dal campione del mondo passando all’ultimo dei meccanici e arrivando allo spazzino, con tutto il rispetto per gli spazzini, ha diritto di essere espressa e non deve essere giudicata.

Puoi lasciarci qualche anticipazione per il  2013?

Si stanno facendo i primi passi, ho avuto proposte per restare in Inghilterra ma ho anche altre cose sul piatto. Il mio obiettivo è il mondiale superbike ma comunque mi piacerebbe restar qui per dimostrare quello che valgo: non mi piace andare lasciando le cose a metà. Soprattutto se devo restare in Inghilterra  voglio restare  con una moto che mi permette di guidare col giusto feeling. Tornare a divertirmi, come ho fatto ad Assen.

L’emozione che vorresti vivere?

Vincere un mondiale superbike deve essere bello ma poi è una cosa che ti fa godere quanto? Una settimana, un mese e poi? L’importante è essere felici, le moto alla fine sono una parte della vita. Dal punto di vista professionale sicuramente vincere il mondiale, mentre nella vita delle cose semplici, famiglia, star bene non aver problemi fisici, senza andare a cercare chissà che.

GRAZIE THE ROCKER!

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