Honda VFR750R o RC30

rc 30

 

Si è da poco concluso il Salone di Milano, l’Eicma, e per molti questo luogo a tratti incantato rappresenta il palcoscenico dove poter tornare a sentire il cuore che batte e magari innamorarsi nuovamente, creando un legame unico ed indissolubile che diverrà parte integrante di noi stessi. E' proprio il racconto di un amore di questo tipo che è stato narrato in un libro scritto da un personaggio unico nel panorama dei motori.

Un amore consumato nella Pista per eccellenza, nel luogo riservato a pochi eletti, l'amore tra un pilota prestato alla scrittura o viceversa, e una moto che ha rivoluzionato per sempre il concetto di moto stradale.

Oggi non raccontiamo la storia del libro di Patrignani e del TT, ma dell’oggetto di quell’amore, colei che ha fatto nascere un'impresa che è stata sapientemente raccontata nel libro “Ti porterò a Bray Hill” che consigliamo, per chi ancora non lo avesse fatto, di leggere.

Era un novembre dell’87 quando al Salone di Milano svettava al centro dello stand Honda la VFR 750 R, universalmente conosciuta da tutti come RC30. La sigla poteva far pensare ad una versione più spinta dell'allora sport tourer VFR 750 F ma, con essa non condivideva neanche una vite come, non era  una replica della Honda RVF 750 che proprio quell’anno aveva bissato la vittoria alla 24 ore di Le Mans e dall 1984 vinceva nel campionato del mondo Endurance.

Prodotta in 2000 esemplari, in vendita al prezzo di 21,5 milioni e con circa 100 pezzi destinati al mercato italiano rappresentò un fulmine che illuminò il cielo delle moto di serie.

Livrea bianco-rosso-blu tipica della HRC Honda Racing Corporation quasi  a voler identificare un elemento fondamentale di questa moto: la parte preponderante rappresentata dall'aspetto Racing, alcuni componenti furono realizzati direttamente dalla HRC il reparto corse dell' ala dorata.

 Di fatto fu la prima moto da competizione presentata in versione stradale omologata.

Una moto stradale che impiegata nelle competizioni ottenne subito successi: alla prima edizione dell campionato mondiale per le derivate di serie, la Superbike, nel 1988 conquistò subito il titolo. Si dice che proprio la nascita di quel campionato fu la spinta per mettere alla luce o meglio mettere in strada la RC 30. Furono un sapiente Fred Merkel e il team Rumi a dargli il primo alloro di quel campionato che nei successivi 25 anni regalerà grandissime emozioni a tutti gli appassionati di moto. Numerosi saranno inoltre i successi al Tourist Trophy, nel mondiale endurance e nei più importanti campionati nazionali.

Una moto che provoca emozioni al solo guardarla, con una serie di particolari che all' epoca la resero unica. Alcune delle sue caratteristiche distintive: una carenatura studiata penetrare al massimo l’aria, semimanubri abbassati, pedane arretrate e sella monoposto, attacchi a serraggio rapido della carenatura per permettere di intervenire velocemente sul motore, forcellone monoraccio, il Pro.Arm brevettato e realizzato in lega leggera con ruota fissata a sbalzo con solo dado centrale, il telaio a struttura di diamante a doppio trave superiore con il motore appeso, la frizione antisaltellamento di diretta importazione dalla racing e tanto altro ancora.

Era uno spettacolo poter sentire i 112 Cv di quel motore con i pistoni spinti dalle bielle in titanio specie agli alti regimi in cui poteva far esplodere tutta la sua potenza. Una moto che ha cambiato lo sviluppo delle due ruote stradali, è grazie a lei che qualche anno dopo esemplari dallo stesso impatto emotivo si presentarono sul mercato. Ma fu lei la prima e forse è anche per questo che è una di quelle moto, quelle che si contano sulla dita di una mano, in grado di provocare emozioni vere, istintive e dirette ancora oggi dopo più di 25 anni dalla sua presentazione .

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