Semplicemente Dakar

 

Per molti questo nome evoca ricordi di avventure straordinarie, per molti altri la massima sfida tra l'uomo "motorizzato" ed il deserto.

La Parigi Dakar sta al fuoristrada come il TT sta alla velocità; è l'espressione più alta di velocità, adattamento, orientamento, sprezzo del pericolo e tenuta fisica che si possa avere dalle ruote tassellate.

 Con gli anni e con gli avvenimenti socio-politici che hanno accompagnato la storia africana, questa grande gara si è dovuta spostare in Sud America, forse meno originale, ma di certo altrettanto attraente. Per capire cosa sia in realtà vale la pena ripercorrere la storia della gara ed alcuni momenti chiave, ricordando anche i molti piloti che in questa avventura hanno perso la vita.

La gara nasce da un'idea di Thierry Sabine, di ritorno dal rally Abidjn-Nizza, in cui si perse attraversando il deserto libico con la sua moto; decise allora di creare un raid che, attraversando lo stesso deserto in senso inverso, potesse trasmettere a gente comune, amante dell'avventura, grandi emozioni, paesaggi indimenticabili e forti scariche di adrenalina.
"Una sfida per quanti partecipano e un sogno per quanti stanno a guardare" è questo il credo di Thierry che lo porta ad immaginare un percorso con partenza da Parigi e arrivo a Dakar dopo aver attraversato diversi paesi Africani con scenari naturali unici ed il deserto come protagonista assoluto.
E' la forza di volontà, il voler vedere un sogno realizzarsi che hanno fatto nascere la Dakar, uno dei miti del motociclismo nasce dall'intuizione e dalla volontà di un uomo, dal sogno di Thierry Sabine. 
Occorre considerare che all'epoca il deserto del Sahara era un'entita sconosciuta ai più, quindi ogni singolo partecipante poteva solamente immaginare cosa lo attendesse.
Finalmente, il giorno 26 dicembre 1979, il sogno di Thierry diventa realtà e prende il via la prima Parigi-Dakar della storia, con partenza da Place de Trocadero, nel cuore di Parigi; 170 partecipanti si avventurano, forse inconsapevoli di essere gli autori di una delle più belle pagine del fuoristrada, di essere i primi partecipanti di quello che diventerà un appuntamento fisso nel cuore di molte migliaia di appassionati.
In questa prima edizione parteciparono solo moto e macchine, la categoria moto si dimostrò da subito la più competitiva e venne vinta dal grandissimo Cyril Neveu, che dopo aver percorso oltre 10.000 km arrivera trionfatore a Dakar.
Per i primi anni di vita la Dakar fu un evento quasi di nicchia; lo scoppio mediatico avvenne nell'anno 1982 grazie alla partecipazione di Marck Thatcher, figlio dell'allora primo ministro inglese Margaret Thatcher. Come se la storia fosse già stata scritta il pilota si perse e rimase solo nel deserto per tre giorni, richiamando quasi l'avventura vissuta qualche anno prima da Sabine.
Questo scatenò inevitabilmente l'attenzione dei media di tutto il mondo creando una continua crescita alla popolarità della gara.
Purtroppo la Parigi-Dakar non è solo fascino, emozione e avventura ma anche lutti e dolore, tra i piloti e qualche volta tra i civili (54 vite spente lungo il percorso negli anni), nonostante Sabine raccomandasse durante ogni briefing mattiniero di attraversare i villaggi a velocità moderata.
La popolarità della corsa cresce a dismisura, diventa un appuntamento fisso per moltissime squadre ufficiali che vogliono, devono, lottano per avere nel proprio palmares la corsa africana. Al fianco di queste una moltitudine di piloti privati che armati solo di passione riescono, spesso con grossi sacrifici, a realizzare il sogno di una vita.
Purtroppo nel corso dell'edizione del 1986 arriva il colpo più duro per la corsa, Thierry mentre è in volo con il suo elicottero durante la ricerca di alcuni dispersi e pronto a portare soccorso come era abituato a fare, incappa in una tempesta di sabbia che lo fa precipitare. Lo schianto pone fine alla vita di uno dei più grandi sognatori e innovatori della storia delle due ruote, il suo corpo sarà cremato e le sue ceneri, come da sua volontà, saranno sparse in Niger sotto l'albero del Tenerè.
Nel corso degli anni si susseguono imprese a tratti epiche e si alternano sul podio personaggi divenuti miti delle due ruote. Tra le vittorie italiane, oltre a quelle ottenute dalla Cagiva, i piloti vittoriosi saranno Orioli e Meoni (poi tragicamente scomparso nell'edizione del 2005).
Passano gli anni, la popolarità è a livelli altissimi e la Dakar si trova a fare i conti con qualcosa che non dovrebbe influenzare lo sport e l'edizione 2008 viene annullata poco prima della partenza e dal 2009 la corsa si sposterà dall'Africa al Sud America, mantenendo comunque la denominazione di Dakar.
Di questa corsa e dei vari aneddoti si potrebbe scriverne ore ed ore, cercheremo di riportare solo i più significativi, quelli che hanno segnato  la storia della gara, che hanno emozionato gli affezionati.
Potremmo iniziare parlando di un personaggio come  Luc Alphand, vincitore di una coppa del mondo di sci e trionfatore dell’edizione 2006 della Dakar, passando per campioni della Formula 1 che con alterne fortune hanno partecipato a questa meravigliosa avventura, in particolare Jackie Ickx, Clay Regazzoni, Patrick Tambay, Henri Pescarolo e Jacques Laffite. Il migliore tra tutti risulta essere il belga Ickx, vincitore nel 1983 e secondo in altre due edizioni.
Da sempre sulla Dakar aleggia un alone rosa, infatti già nella prima edizione sono tre le centaure che partecipano e nel 2001 arriva la vittoria tra le auto della tedesca Jutta Kleinschmidt.
Oltre alle "normali" imprese dei piloti di cui abbiamo appena parlato, una in particolare rende l'idea dello spirito di questa spettacolare corsa. Il francese Hubert Auriol, già vincitore della corsa in sella a una BMW nell’81 e nell’83, cadde rovinosamente nell’edizione ’87 spezzandosi entrambe le caviglie; nonostante il dolore questo eroico pilota portò a termine la tappa. Auriol tornerà a disputare una Dakar su auto e vincerà nel 1992, riuscendo a diventare il primo pilota a trionfare nel massacrante rally, sia su due ruote sia su quattro.

Il secondo a riuscire nell’intento sarà Stephane Peterhansel, che, risultati alla mano, si può considerare il vero re della Dakar. Il francese vinse cinque volte su Yamaha tra il 1991 e il 1998, prima di passare alla Mitsubishi con cui trionfò tra le macchine nel 2004, 2005 e 2007.

Come accennato, di episodi e di piloti potremmo parlare fino alla nausea, ma credo sia  opportuno concludere riportando quanto affermava Thierry Sabine, quando qualcuno lo attaccava a causa della pericolosità della Sua corsa...“C’est la Dakar”...come un sigillo sulla gara, indubbiamente pericolosa, ma carica di fascino, dispensatrice di grandi emozioni.

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