È recente l’anniversario della scomparsa di questo pilota che anche se ha avuto scritto il suo nome solo una volta sola nell’ albo d’oro è ancor oggi ricordato da tanti appassionati. Per l’ufficio anagrafe il suo nome era William David Ivy (Maidstone, 27 agosto 1942 –Sachsenring, 12 luglio 1969) ma per tutti era “Little Bill”.
Esattamente il 9 Giugno 1972 il Tourist Trophy volle la sua vittima sacrificale di nazionalità italiana. Gilberto Parlotti era in testa alla gara della 125cc con la sua Morbidelli con oltre 30 secondi di vantaggio sul secondo, quando un banco di nebbia in quella giornata piovosa non gli fece vedere una pozza d'acqua sul tracciato. Fu con questo tranello, che il Mountain si prese un campione che quasi certamente avrebbe vinto il titolo quell'anno, regalando il primo mondiale a se e alla Morbidelli. Parlotti entrò di diritto fra quei piloti che avrebbero meritato un titolo mondiale ma, che non ebbero mai il privilegio di cingersi la testa con la corona d'alloro.
Fra i piloti che avrebbero meritato un titolo mondiale per capacità e spessore umano ma per una serie di coincidenze non hanno avuto l’onore di avere il proprio nome scritto nell’ albo d’oro, quello di Renzo Pasolini è sicuramente al primo posto. Renzo Pasolini “Paso” è stato uno dei piloti più amati - forse il più amato in assoluto - dai tifosi per quel suo essere antidivo, per il coraggio e la generosità con cui in pista sopperiva alle mancanze del mezzo.
Parlando di Jarno una frase viene immediata “Chissà dove sarebbe arrivato se….” Perché ci sono persone che hanno un dono e sembrano nate per fare quella cosa, e lui era una di quei privilegiati cui la natura aveva dato un talento straordinario per eccellere in un ambito e in maniera naturale. Jarno era nato per guidare e per fare il corridore di moto.
Nell'anniversario della sua scomparsa avvenuta ad Imola il 10 aprile 1983, durante la seconda manche della 200 Miglia, vorrei ricordare un pilota, che attirò la mia attenzione la prima volta che lo vidi, perché la sua moto era particolare, diversa dalle altre. Incuriosito chiesi chi fosse, e mio papà disse: “Quello lì è Guido Paci uno che va forte!”. Quella risposta secca, stringata era portatrice di una profonda stima per chi con pochi mezzi e grandi sacrifici era capace di farsi valere in mezzo ai “mostri sacri”.
L’immagine è visione istantanea, è comunicazione immediata, è un Flash che colpisce. L’immagine è quella di un pilota con il numero 7 e paperino sul casco, e negli appassionati di motociclismo con qualche stagione sulle spalle, si “materializza” un “fantastico” Inglese, in assoluto uno dei più amati di tutti i tempi: Barry Sheene, uno degli ultimi romantici appartenente ad un motociclismo che non esiste più, in cui di giorno ci si confrontava in pista ed alla sera ci si trovava per bere qualche birra assieme.
Sono le persone che attraverso le loro gesta, le loro imprese e le loro creazioni provocano emozioni. Attraverso le nostre interviste vogliamo porre domande a personaggi che riteniamo abbiamo qualcosa da raccontare e magari insegnare.
Bambini, ragazzi, uomini che hanno scelto la strada dell'emozione per vivere. E attraverso il loro coraggio,, la loro perseveranza e le loro gesta ci hanno regalato emozioni uniche.
Personaggi che hanno regalato emozioni uniche agli amanti delle moto. Campioni che hanno scritto la storia del motociclismo di oggi e di ieri ed oggi stanno gareggiando sulle nuvole, insegnando agli angeli a piegare.