Cosa più di un racconto in "bianco e nero" ci fa battere il cuore e luccicare gli occhi?
Ci sono moto che nel loro piccolo hanno fatto la storia del motociclismo italiano. Gli anni '70 la sperimentazione era all'ordine del giorno e a volte alcuni visionari avevano il coraggio di agire e provare. Così a volte la frase "la moto me la costriuisco come voglio io e ci gareggio" poteva diventare realtà.
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Ci sono momenti in cui ricordiamo esattamente dove eravamo e cosa stavamo facendo. Chi è un appassionato di moto certamente ricorderà dove era e cosa stava facendo il 12 Luglio 1992. Il giorno in cui una casa italiana, grazie a una strategia azzeccata delle gomme, nella massima classe del motomondiale, grazie a un fantastico Eddie Lawson, riuscì a battere i colossi giapponesi. Un successo che anticipava i futuri trionfi di Kocinsky e che seguì le vittorie nelle Parigi Dakar. La Cagiva davanti a tutti.
Oggi lo scrambler è uno dei maggiori successi di casa Ducati. Abbiamo voluto conoscere la storia del modello che negli anni '60 ha fatto emozionare tanti altri ducatisti e non solo. Perchè i nuovi modelli nella storia di una casa motociclistica, sono nati talvolta da intuizioni tecniche di progettazione e altre volte da sollecitazioni del mercato.
Primo modello della Casa di Mandello dotato di un motore a due tempi, ottenne, grazie alla sua economicità di funzionalità,un buon successo. La prima motocicletta realizzata dalla Moto Guzzi, nell'ottica della nuova impostazione, fu la motoleggera 65 che, studiata già negli ultimi anni di guerra da Antonio Micucci, venne presentata nella primavera del 1946.
Che senso ha trovarsi in moto in mimetica per fare un giro sulle colline e poi cenare in abiti mlitari o in stile anni 20? Se in mezzo c'è Vanni Oddera e il suo team tutto assume un senso. Se poi questa giornata si svolge il 5 di novembre allora ecco che tutto è più chiaro. Si perchè il 4 novembre è l’anniversario dell’entrata in vigore del cosiddetto armistizio di Villa Giusti del 1918, col quale si fa coincidere convenzionalmente in Italia la fine della Prima guerra mondiale. Ecco allora che in questo modo un po' strano si è voluto ricordare una data importante per tutti noi. Questo era il tema della terza edizione del fuoricena, e noi ci siamo andati a bordo di una Royal Enfield.
Capita spesso a noi appassionati, trovandoci di fronte ad una moto che ci colpisce di esclamare: “questa è una vera opera d’arte!” Sentendo questa frase mi torna in mente che ci fu un tempo, non molto lontano in cui moto e arte si incontrarono davvero, dando vita ad una realtà industriale che scrisse pagine importanti nella storia del motociclismo italiano. L’artefice di questo straordinario incontro fu Donnino Rumi, la cui vicenda personale ha dei tratti degni di un romanzo.