Negli appassionati è ancora fresco l’addio alle armi di Max Biaggi che all’ età di 41, dopo una vita fatta di caschi e tute di pelle, ha scelto altre sfide, ha deciso che poteva bastare così. Biaggi in ordine di tempo ha regalato all’ Aprilia l’ultimo dei tanti titoli mondiali vinti in 25 anni di partecipazione ai vari campionati mondiali. Non è di questo ultimo titolo che vogliamo raccontare le gesta oggi ma del primo mondiale vinto da un centauro su Aprilia, campione che porta il nome di Alessandro “ALEX” Gramigni vincitore nella classe 125 nel 1992. Accadeva esattamente 20 anni fa.
Continuiamo a parlare di Dakar e dei suoi personaggi.... noi trattiamo di emozioni e tra i tanti piloti che hanno donato grandi emozioni vogliamo parlare di uno in particolare. Un pilota che forse ha regalato la più toccante emozione nel raid africano. Forse i più nostalgici lo hanno già capito, altri lo hanno riconosciuto dalla foto, lui è Hubert Auriol un centauro capace di eroiche gesta sportive e al contempo un grande uomo soprattutto per le scelte che ancora oggi sta portando avanti.
A qualcuno potrebbe sembrare un codice alfanumerico, ma per molti, sicuramente per tutti gli amanti delle due ruote tassellate è una “sigla” che suscita brividi, emozioni; si parla di Jean Michel Bayle, il pilota che con pochi altri è entrato a pieno titolo nel gota del mondo crossistico. Un pilota, l’unico dell’era moderna, ad aver vinto praticamente tutto quello che c’era da vincere nel cross e ad aver brillato anche nel mondiale velocità.
A Brisbane sulla Gold Coast Australiana il 04/06/1965 nasce un eccezionale pilota che risponde al nome di MICHAEL “MICK” DOOHAN . Non era bellissimo in sella ma guidava quei mostri di potenza da 200 cv per 115 kg che erano le 500 2tempi in maniera magistrale. In tanti negli anni hanno provato a batterlo e qualche volta ci sono anche riusciti ma la maggior parte delle volte, quando sventolava la bandiera a scacchi il vincitore era lui .
Un giorno di Gennaio di qualche anno fa, un grande uomo ha interrotto per sempre il viaggio nella terra che amava. Quella terra che lo aveva completato facendogli trovare la sua dimensione elevandolo a mito ed esempio. Sì, perché Fabrizio Meoni prima di essere un pilota è un esempio e la sua è una storia da raccontare.
Parlare, ricordare Marco Simoncelli non è semplice. Tanti hanno scritto e raccontato chi era Marco. In questi anni la ferita è ancora aperta e forse oggi, ancor di più, si sente la mancanza di un ragazzo come lui nel nostro sport. Il Sic era anacronistico per un ambiente ormai schiavo dell'apparire e mostrarsi ed è proprio la sua spontaneità che lo ha fatto entrare nel cuore di molti, ma prima di tutto lui era un guerriero. Un guerriero dolcissimo.